Archivio della Categoria 'Settimo com’è'

Viabilità sostenibile

sabato 27 agosto 2016

Vita sempre più difficile per chi usa la bici in città.
L’ultima variazione al traffico ha messo in crisi coloro che per spostarsi usano le due ruote invece della macchina. Poniamo il caso di un anziano che usa la bici per la spesa che dalla zona pedonale debba recarsi nei negozi in via Torino oppure che per qualsiasi altro motivo debba recarsi in via Giotto o via Carducci, rispettando la segnaletica dovrebbe andare fino in via della Repubblica giungere fino alla rotonda della Provinciale e tornare indietro verso il centro, oppure passando per l’unica altra alternativa e cioè viale Piave e via San Mauro ma è ancora più impegnativa.
Alla faccia dell’incentivazione all’uso della bici in città!
Soluzioni ce ne sarebbero: riconoscere ai ciclisti la classificazione di pedoni, d’altronde per andare avanti usano i piedi, liberi di usare marciapiedi, logicamente nel rispetto dei pedoni, o in via subordinata tracciare una striscia bianca e creare una pista di un metro di larghezza che dalla zona pedonale arrivi all’inizio di via Torino sul marciapiede della Standa e da qui sulla sede stradale a destra fino alla fine del senso unico.
Speriamo che finite le vacanze estive i nostri amministratori trovino la soluzione.
Nando

La mattanza

venerdì 15 luglio 2016

La mattanza
La Primavera di quest’anno sarà ricordata per la battaglia contro il verde.
All’ingresso/uscita della Tangenziale (SR 11) di Settimo è stata fatta pulizia degli arbusti cresciuti spontaneamente, giusto, però insieme agli arbusti sono stati tagliati alberi di grosso fusto che nel punto dove erano non davano fastidio a nessuno, anzi contribuivano a ossigenare l’ambiente. Altri misfatti sono stati perpetrati sulla strada che dalla Cascina Isola porta ai Mezzi Po. Appena dopo il ponte della tangenziale vi erano due querce secolari sul ciglio della strada, da un giorno all’altro sono scomparse senza spiegazioni, e per coprire il malfatto, il ceppo è stato coperto con dei vecchi materassi. Io non so il motivo perché siano state tagliate, qualcuno dirà che erano ammalate come si era detto quando, anni fa, volevano tagliare gli alberi di piazza della Libertà che per fortuna la popolazione è intervenuta in tempo e ha salvato alcuni alberi che a distanza di una ventina di anni sono ancora più vivi e vegeti che mai.
Altra quercia secolare scomparsa quella posta al centro della rotonda che sulla strada di San Mauro porta al Parco della Mezzaluna, una quercia che alla base misurava all’incirca un metro di diametro.
Chissà se qualcuno avrà una spiegazione plausibile a questo scempio, nel frattempo speriamo che l’accetta e la sega del boia siano fermate.

Parcheggio Multipiano

martedì 3 agosto 2010

Tutte le volte che passo davanti al parcheggio multipiano di piazza Donatori mi assale il dubbio: sono io che, ormai avviato sul viale del tramonto, non capisco più niente o sono gli addetti alla segnaletica cartellonistica a sfoggiare ispirazioni ermetiche??
Il cartellone all’ingresso indica che il costo di parcheggio è di “1 € all’ora con un minimo di 30 minuti”.
Cosa voglia dire il minimo di 30 minuti non riesco a capirlo visto che i primi 59 minuti sono gratuiti e superando i 60 minuti si deve pagare per tutta l’ora più i minuti che superano l’ora.

Se qualcuno ha capito l’enigma e me lo spiegasse gliene sarei grato perché per me è diventato un tormentone.
Nando

Piscina a Settimo

lunedì 7 giugno 2010
Da anni si parla a Settimo di aprire una piscina comunale.
Mi  pare, se non vado errando, che durante l’ultima competizione elettorale la Giunta, attualmente in carica, ventilasse, in caso di vittoria, di aprire una piscina pubblica.
Evidentemente la proposta aveva un fine esclusivamente elettorale, da richiamo per le “allodole” per intenderci, perché finora non se n’è saputo più niente: il progetto, se mai effettivamente è esistito, si è insabbiato tra i meandri degli Uffici Comunali.
A quanto pare l’Amministrazione fa orecchie da mercante e non s’impegna in tale direzione, asserendo che nella nostra città esiste già la Sisport e, pertanto, non v’è alcuna necessità di realizzarne un’altra. Recentemente ho avuto modo, visto che al sottoscritto è sempre piaciuto nuotare, di iscrivermi in un corso di nuoto libero presso la nuova piscina, nelle vicinanze di piazza Mochino, di San Mauro.
Tengo a precisare che detta piscina, oltre alle attività specifiche del nuoto, è dotata anche di palestre per seguire pratiche ginnico-fisiche, ovvero svolge le medesime funzioni ludico-sportive della Sisport e anche la prima come quest’ultima è una struttura privata, inserita in una rete pluriregionale, ovvero piemontese e lombarda.  Alla fine della fiera quello che mi ha lasciato, non so se più indignato o perplesso, è che i cittadini pensionati sanmauresi hanno diritto a due ingressi grautuiti alla settimana. Ora, preso atto che le varie Amministrazioni Settimesi, che si sono avvicendate, non hanno forse mai voluto assecondare la fascia di cittadini, e non sono pochi, frequentanti le varie piscine sparse per il territorio comunale ed extracomunale, mi permetto di suggerire all’Amministrazione attuale la proposta di contattare la locale Sisport  per erogare un servizio analogo a quello offerto dalla vicina San Mauro ai propri pensionati. E’ vero che siamo in tempi di crisi, ma uno sforzo di buona volontà avvicinerebbe molto più di tante parole e gesti la Cittadinanza ai nostri Amministratori.

Dall’ospedale di Settimo

sabato 30 gennaio 2010

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Sanita’


Leggo con piacere dell’inaugurazione di altri sessanta posti letto all’ospedale di via Santa Cristina in Settimo e questo evento mi riempie d’orgoglio.Ma poi penso che in un ospedale oltre alla riabilitazione e la lunga degenza debba esserci anche un primo punto di soccorso per le patologie urgenti, per poi trasferirle in ospedali più attrezzati e con più specialistica.
I cittadini di Settimo credo sarebbero molto contenti di questa bellissima struttura qualora si realizzasse il sogno portato avanti sin dal lontano 1950.
L’ospedale e la maestosa nuova biblioteca fanno di Settimo una cittadina con la C maiuscola!!
 

Settimo, 7° e/è Casa mia – La cantina.

martedì 2 dicembre 2008

Dopo una lunga pausa vorrei riprendere la descrizione di Settimo vista sotto l’ottica della mia casa. Verrebbe naturale, dopo aver parlato dell’entrata, proseguire con la sala, o con la cucina, o con qualunque altra stanza, ma evidentamente io non devo essere molto …naturale, perciò vi parlerò della cantina. Come vedete il suo numero di scaletta era l’11, ma a me va di farla passare ora, al secondo posto. E non chiedetemi il perchè.

                    11) La Cantina

Parlando della cantina e riferendosi a Settimo, verrebbe da cominciare ad elencare le varie “Vinerie” esistenti, come ad esempio “la Vineria di Re Artù”, quella non facile da trovare, seminascosta in una piazzetta tra via Verdi e via Mazzini, piazza Asteggiano appunto. Oppure citare quelle quattro o cinque enoteche sparse per la città, ma sinceramente farei una magra figura, in quanto non essendo uso comprare vino, (ahimè, mangiando bevo solo acqua), non sarei in grado perciò di spiegare difetti e pregi dell’una e dell’altra.
Mi intriga invece fare un paragone con la cantina di casa mia, la mia cantina. E’ piccola, poco più di 8 mq, ma ci ho fatto stare di tutto e di più. Sugli scaffali, pensili, sono sistemate  le bottiglie di vino e le cianfrusaglie di piccola dimensione. E’ vero che non bevo più, ma quelle bottiglie sono i resti di quando a Natale arrivavano le confezioni regalo, o di quando mi rifornivo da mio cognato, specialista nel fare un Chiaretto che era la fine del mondo. Smesso lui di farlo, smesso io di bere. Il resto della cantina è occupato da macchinario vario. Ho dimenticato di dire che sono un appassionato del “Fai da te”, mi piace fare delle cose, in legno (preferibilmente in ulivo), per cui mi sono attrezzato di conseguenza. In quel piccolo spazio c’è il banco da lavoro, un trapano a colonna, un tornio, una sega a disco, due mole, una tapie, una pialletta a filo. Le ultime due costruite da me utilizzando ed adattando utensili commerciali. Il tornio invece è di quelli piccoli, da banco, cinese naturalmente, ma in grado di lavorare ferro e legno e anche lui adattato (prolunga del bancale).

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La cantina è un po’ intasata, ma malgrado ciò sono riuscito a fare anche delle cose non proprio piccolissime, tipo la riproduzione della Torre di Settimo e dell’edificio basso al suo fianco, in scala 1/10. Se non ci credete andate a vederla, è piazzata nell’entrata all’UNITRE in via Buonarroti 8.

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 Quando vado in cantina, non dico “vado giù ‘n cròta”, ma dico invece “vadò ‘n bòita”. Bòita, per chi non lo sapesse è l’appellativo con cui venivano (e vengono) chiamate in dialetto quelle piccole fabbrichette/officine che producono principalmente parti meccaniche. Oggi vengono più pomposamente chiamate “Piccole e Mediopiccole Industrie”.

E qui scatta l’abbinamento con le “Bòite “ di Settimo. Per documentarmi ho coinvolto l’amico Nino Fassio, già valente padrone di una bòita meccanica, sita in via Castiglione. Da anni ormai non esiste più, al suo posto Nino ha fatto costruire le abitazioni per sè e per i suoi, compresa sua nipote, Ilaria Schettini, bravissima pianista.
Cito perciò quanto Nino ha scritto, scavando nella sua memoria.
 

Tanti anni fa nella nostra città esistevano officine di vario genere, ma prevalentemente meccaniche. Nel 62, io, ex  allievo e ex dipendente Fiat, iniziai la mia attività. Ebbi tra i miei clienti molte medie e grandi aziende. Mi piace ricordare la SIVA di Settimo, dove ho conosciuto e collaborato con il dott. Primo Levi, per la costruzione di varie attrezzature per il suo laboratorio. 
Tra le ditte più anziane c’era quella di Richiardi, detto “’l Pet”, famoso costruttore di carpenterie metalliche, conosciuto, oltre che per la sua capacità, perché aveva anche una piccola scimmia. L’officina era sita “ ‘ntl’eira d’amour”, oggi Piazza della Libertà.
Un’altra era quella di Chiabotto e Varetto di PiazzaVittorio, “ sota la Tor”, ormai chiusa da tanti anni. E ancora:
La OMAS di Forconi, in via Cavour, proprio dove ora ha sede il laboratorio di analisi mediche “Nuova Lamp”
-La Gino Peracchio di via San Gallo
-La Ramella Piero e Bonomo, di minuterie metalliche, ora rilevata da Claudio Ramella
-La Ceccon Zeffirino, di minuterie tornite, in via DeAmicis
-La Munaro Elzo, targhe ed affini, in via Trento.
Tra tutte queste e tra altre che non ricordo più, probabilmente alcune esistono ancora, specialmente tra quelle produttrici di minuterie metalliche.
Dagli anni sessanta in poi, trovarono occupazione in queste “bòite” molti giovani apprendisti, che una volta fattesi le ossa, furono assunti in grandi aziende.
                                  Nino Fassio.

Questo è quanto ricorda Fassio, io ho avuto occasione di conoscerne solo un paio. Una, in via XX Settembre, di cui non ricordo il nome, che mi fornì dell’olio lubrificante per il mio tornio e un pezzo d’acciaio che avrei poi lavorato per le cose mie.
L’altra era situata in fondo a via Rio San Gallo, l’ultima casa prima dei prati. Volevo un preventivo per fare un pezzo per il mio macchinario, ma il padrone, molto anziano, mi fece capire che ormai era da solo e non era più in grado di soddisfarmi. In effetti l’officina era mal messa e il macchinario vecchio e abbandonato. Non mi ricordo come si chiamasse, ma non mi stupirei se fosse quel Gino Peracchio, citato da Fassio.
Certamente esisteranno altre ditte, basta guardare sulle Pagine Gialle, ma, se non raccontate da qualcuno, non hanno storia.
Questa è la mia cantina, la mia “bòita” e queste “bòite” sono, per me, la cantina di Settimo.

Nuova piazza

mercoledì 26 novembre 2008

Piazza Campidoglio

Davanti alla nuova Biblioteca che sta nascendo in via Torino nell’area Paramatti si estenderà una piazza che da quanto si può vedere dai disegni del progetto dovrebbe essere molto bella, moderna.
Non so se gli addetti alla toponomastica abbiano già scelto il nome per questa piazza. Io vorrei suggerirne uno per mantenere un legame con il passato. Abitudine dei nostri avi, che sicuramente risale al tempo in cui non era ancora in auge la denominazione delle vie come è attualmente, era quella di indicare zone del paese con dei particolari toponimi come ad esempio: contrà san Marco, ël borg dij oche, la Belacomba, la Giairera, ël Campidoglio, ecc. .
E proprio il Campidoglio era la zona dove si sta erigendo la nuova Biblioteca, perchè allora non chiamarla Piazza Campidoglio?
Sicuramente farà piacere agli anziani che ancora ricordano e ai giovani che ricercano le proprie radici nel passato.

Seto,me pais

lunedì 26 maggio 2008

Meglio cittadini o meglio paesani?
Quando eravamo “paculin” si viveva in un altro mondo, non si può dire che non si aspirasse ad un tenore di vita migliore, come d’altronde è al giorno d’oggi, solo che le esigenze erano diverse: un lavoro stabile al primo posto, l’abitazione in proprietà era un sogno che la maggior parte della gente non osava neanche pensare perchè irraggiungibile con i salari di allora, forse la necessità più realizzabile era poter avere una bicicletta. Ecco che allora alla domenica nella bella stagione comitive di ciclisti si sparpagliavano per la campagna e lungo le rive del Po o fino al Malone e anche all’Orco con un panino o uova sode, una chitarra e tanta allegria.
Quando non esisteva ancora l’acquedotto, le falde non erano ancora inquinate e ogni casa aveva la sua pompa con tanta acqua a disposizione a gratis e non si pagava neppure la tassa sui rifiuti urbani perchè non esisteva la raccolta, ogni casa provvedeva a smaltirsi i propri rifiuti differenziando a monte, cioè raccogliendo tutto ciò che non era organico il quale veniva venduto agli stracciai che comperavano ferro, alluminio, ottone, rame, stracci, ossa, vetro ecc., la carta non si vendeva, si metteva a bagno nell’acqua fino ad ammorbidirla per poi appallottolarla ed essicarla ed infine usarla come combustibile, l’organico veniva gettato in “tampe”, di cui ogni casa era dotata, ed usato come fertilizzante negli orti.
Nei pomeriggi, durante la bella stagione, girando per il paese si potevano vedere gruppetti di donne sedute all’ombra su delle panche a rammendare o a fare la maglia approfittando per raccontarsi quanto succedeva nella borgata.
Alla sera dopo cena le strade si animavano e si formavano dei punti fissi di ritrovo dove si scambiavano notizie o ci si rimbeccava tra tifosi juventini e torinesi. I più anziani raccontavano aneddoti che magnetizzavano i giovani e le ore passavano così veloci che non si avrebbe mai voluto andare a dormire.
I ragazzini avevano il compito di procurare bracciate di fieno che asportavano dai carri che tornavano dai campi, che servivano a fare del fumo per tenere lontano le zanzare.
Quando nelle sere d’estate mi trovo a passare per via Torino mi assale la malinconia vedendola deserta e il pensiero inevitabilmente corre a quel tempo quando brulicava di gente e di socialità.
Perfino il cielo abbiamo perso, ricordo lo spettacolo a cui assistevo quando,bambino, coricato nell’erba contemplavo il firmamento stellato, una stella vicino all’altra, luminosissime.
Sicuramente il mio parere sarà diverso da quello dei giovani attuali ma giudicando quello che abbiamo perso, guardando queste due foto scattate dallo stesso punto a distanza di sessanta anni, io preferisco Settimo “paese”.

Nando

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Settimo me pais

domenica 11 maggio 2008

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La Léja

Quest’anno festeggiamo il 50° anno di elevazione da paese a città della nostra Settimo. Giusto, non si può e non si deve fermare il progresso. Però quando mi capita di rivedere le immagini di Settimo ai tempi di quando ero bambino mi assalgono dei dubbi nel giudicare i cambiamenti avvenuti nel tempo, certo Settimo è diventata una città moderna ma caotica, confrontando queste due fotografie penso che il “vecchio” sia di gran lunga preferibile al “nuovo”. La piazza Vittorio Veneto al martedì mattina e alla domenica era gremita di bancarelle per il mercato, mentre al pomeriggio per tutta la settimana era il ritrovo preferito dei ragazzi, non essendo asfaltata si prestava a tutti i giochi pallone compreso, unico inconveniente che spesso la palla finiva nel Freidano ma si ricuperava scavalcando la spalletta del ponte prima che la corrente la trascinasse tra le pale del mulino.
Ora il rumore delle auto ha spodestato gli allegri schiamazzi dei ragazzi che si rincorrevano e i cinguettii delle rondini che a centinaia volteggiavano festose attorno alla torre.
Era meglio prima! Nostalgia? Ma!? Che ne dicono i giovani?

Nando

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Settimo, 7° e/è Casa mia

mercoledì 7 maggio 2008

 A volte si dice “qui sto bene come a casa mia”, trovandosi in casa di amici e parenti, o in alberghi e pensioni, o, peggio, in ospedali, cliniche e cronicari, o, peggio ancora, in pensionati/ospizi.
Io provo a dirlo di Setti

mo. “A Settimo sto bene, è come se fosse (anzi lo è) casa mia”.
Non ci sono nato a Settimo, ci sono arrivato nel lontano 1965 da Torino e, in verità, per qualche tempo non mi ci sono sentito a casa mia.
Ma oggi si! Da molto tempo, si!

Così, visto l’abbinamento tra la città e casa mia, riprendendo e copiando l’idea di Giuseppe Culicchia, che ha presentato Torino come fosse e si trovasse in casa sua con il libro “Torino è casa mia”, vorrei anch’io scrivere qualcosa di simile, parlando naturalmente di Settimo.

La storia di Settimo non è lunga, importante e varia come quella di Torino, ma lo è abbastanza da annoiare chi deve leggerla per l’ennesima volta, (tanti sono i testi esistenti che la raccontano) e faticosa per chi dovesse riscriverla. Questo vale specialmente per me che non sono uno storico, anzi, che non sono neanche uno scrittore.
Ragione per cui gli unici accenni pseudo-storici del mio scrivere, saranno limitati agli ultimi 40/45 anni, gli anni appunto che ho passato a Settimo.

Ritornando all’abbinamento Città/casa mia, come ha già fatto Culicchia, anch’io cercherò di raccontare Settimo nei suoi vari aspetti, collegandoli di volta in volta con gli ambienti di casa mia.
                  1) L’ingresso

L’ingresso di casa Settimo non è la stazione, come verrebbe spontaneo pensare, perché con un ingresso così ci si dovrebbe vergognare un po’.
Perché la stazione è brutta! E’ vero che i treni che ci si fermano (pochi) non sono belli neanche loro, ma un po’ più di decoro non farebbe male.

Il personale, a volte,  non è estremamente gentile e pronto nel dare informazioni, ma forse è anche dovuto all’ambiente in cui deve lavorare.
Se proprio dovessi collocare la stazione in un ambiente di casa, al massimo la potrei immaginare come l’androne di una casa un po’ fatiscente, con un portinaio un po’ scorbutico.

Ma questo non è il caso di casa mia.
Piuttosto, come androne ci vedrei bene l’entrata e l’uscita dall’autostrada To-Mi, con i suoi faraonici viadotti, nuovi di zecca, figli di quella linea ferroviaria ad “Alta Velocità” o “Alta capacità”, (non ho ancora capito quale dei due termini sia quello esatto), tanto discussa e tanto voluta, alla quale Settimo ha dato un importante contributo in termini di territorio e disagi.
In questo androne manca però il portinaio, è spostato più avanti, in un altro condominio, Chivasso, a sorvegliare e a far pagare l’accesso autostradale.
L’ingresso vero e proprio di Settimo-Casa mia è quel tratto di via Torino che va dalla Pirelli alla rotonda di corso Piemonte e poi sino all’altra di via Regio Parco/corso Agnelli. Via Torino, vecchia statale n° 11, soppiantata dalla nuova, prolungamento della tangenziale, che porta sino alle porte di Chivasso tagliando fuori tutta la città.

Questo tratto di via è fiancheggiato da file di alberi, di tigli, che allietano lo sguardo e riconciliano anche col traffico, sempre abbastanza intenso.

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E’ un vero piacere percorrere questa strada quando il le fronde hanno raggiunto il massimo del rigoglio, ma è altrettanto un piacere farlo in questa stagione, la primavera, quando le foglie, appena spuntate, sono di un verde tenero e smeraldino. E’ un piacere, seppur breve, farlo in auto, è un piacere, seppur più faticoso, farlo a piedi, ma è un piacere completo farlo in bicicletta, fuori dal pericolo del traffico percorrendo la pista ciclabile che la costeggia.

Come in una entrata normale ci possono essere delle piastrelle difettose, anche qui c’è una piccola imperfezione. I due distributori che interrompono il bel filare di alberi.
Ma proprio come nell’entrata a casa mia c’è, ad illuminarla, una grande plafoniera rotonda e panciuta, anche qui ad illuminare ed abbellire ulteriormente l’entrata di Settimo c’è una plafoniera, pardon, c’è una rotonda, anzi, due.

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La prima, quella di corso Piemonte, iniziata a fine giugno del 2006, terminata ad aprile 2008 (ma già aperta al traffico a metà del 2007), si presenta ora in condizioni ottime, così come si addice ad un arredo per un ingresso che si rispetti.
Proprio in questi giorni i giardinieri hanno provveduto a impiantare, in cerchio al centro della rotonda, alberelli e fiori e creando entro il cerchio da essi creato un panettoncino di ghiaia che dà risalto al tutto. Bello! Come e di più della plafoniera di casa mia.

La seconda invece è finita, o quasi, per la parte stradale, è da rifinire invece per la parte verde. Hanno fatto relativamente in fretta ad arrivare a questo punto, speriamo che altrettanto in fretta completino il tutto e in modo soddisfacente.

Una rotonda, cinque rotonde, una infinità di rotonde, Settimo pullula ormai di rotonde. Se tutte fossero plafoniere la nostra città sarebbe sempre illuminata a giorno.
Non sono assolutamente contrario alle rotonde, anzi, giudico la grande parte di esse un male più che necessario.

Ad esempio, quella già citata, la prima, proprio sotto casa mia, (quella vera) ha snellito il traffico, eliminando il semaforo sono spariti gli strombazzamenti di quegli imbecilli che non sopportano che il veicolo che li precede ritardi di un decimo di secondo a riavviarsi allo scattare del verde. Sono pure spariti gli stridii dei freni e le sorde accelerate degli autocarri.

Positiva dunque, ma ho perso il conto delle rotonde nate negli ultimi due anni. Spero almeno che a tutte venga riservato un trattamento simile alla “mia”.