Archivio della Categoria 'Settimo come era'

Altri tempi > suta la tur

venerdì 26 aprile 2013

 

Ricordi di altri tempi.

Da sempre  i ragazzi di Settimo si ritrovavano nel tempo libero a giocare in piazza fino a quando un brutto giorno la vita cambiò radicalmente le abitudini, arrivò il progresso con le automobili a invadere piazze e strade, la televisione, la piscina, la palestra, il tennis, il calcio…, no, il calcio esisteva già ai miei tempi ma non c’era  l’obbligo come  adesso di recarsi all’allenamento quotidiano,  allora tutti i momenti erano buoni per correre dietro a una palla per divertimento, ci si contava poi si divideva per due e fossimo stati in   ventidue  o fossimo stati in ventisei era la stessa cosa, si cominciava la partita infinita, senza tempi, fino all’esaurirsi del tempo libero e dei partecipanti, perché c’erano anche i compiti da fare.

La piazza Vittorio Veneto, “suta la tur “, era il luogo ideale poiché aveva la caratteristica di essere  sterrata e senza traffico ma con un piccolo inconveniente che però non impensieriva di certo i ragazzi di quel tempo: era fiancheggiata da un canale, il Freidano, che serviva ad azionare le macine del mulino situato in fondo alla piazza, Il canale  aveva una larghezza di parecchi metri  ed era sempre pieno d’acqua che a monte della piazza ne usufruivano  i numerosi lavandai situati lungo il canale, l’attuale Viale Piave. Puntualmente il pallone finiva nel canale ma bastava scavalcare la ringhiera di un  ponte e afferrarlo al suo sopraggiungere trasportato dalla corrente, manovra consolidata nel tempo, senonché un bel giorno, anzi un brutto giorno, un ragazzo  di nome Renzo Coggiola scavalcava la ringhiera si afferrava ad una sbarretta e si sporgeva sull’acqua, come si faceva in quei casi, ma la sbarretta con uno schianto si ruppe e tra  le risa di noi incoscienti,  cadde in acqua annaspando per vincere la corrente ed evitare di essere trascinato sotto il ponte che in quel punto formava un tunnel di una cinquantina di metri per terminare poi fra le pale del mulino, A scuoterci da quel momento  che ci era sembrato comico giunsero le grida di una signora che aveva assistito alla scena, la mamma di Francesco e Luciano Amore, anche loro partecipanti con noi, che ci sollecitava ad aiutarlo e dargli una mano per guadagnare la riva e la salvezza.

Era inverno,  i mucchi di neve contornavano i lati della piazza, fu una vera fortuna che quel giorno  non sia finito in tragedia e con l’aiuto della signora Amore, che subito aveva provveduto a cambiargli gli abiti bagnati, Renzo non si prese neanche un raffreddore.

Nando

Settimo che non c’è più

venerdì 15 gennaio 2010

Settimo come era…
Su tutte le pubblicazioni degli storici settimesi si legge che a Settimo esisteva, in zona provinciale, una chiesa dedicata a San Salvatore ma nessuno è ancora riuscito a localizzarla. Io un’idea ce l’avrei. Negli anni della mia fanciullezza, precedentemente alla costruzione del villaggio FIAT, via Caboto terminava in un fosso dove scorreva acqua derivante dalla Bealera del mulino, oltre il rio tutti campi coltivati ma quello che per me è sempre stato un enigma è che una cinquantina di metri oltre il ruscello sorgesse un rettangolo di terreno incolto, sopraelevato rispetto ai campi lavorati, dove noi ragazzi ci rifornivamo di rami di acacie senza spine, “gasie mate”, che usavamo come spade per fare la “scherma”, gioco molto in voga a quel tempo. La domanda che mi son sempre posto fin d’allora è il perché i contadini non coltivassero quel piccolo pezzo di terreno conoscendone la fame di terra che esisteva in tempo di guerra e anche dopo. Oggi ragionandoci su mi vien da pensare che di padre in figlio, generazione dopo generazione, non avessero mai messo le mani su quel terreno proprio perché in quel luogo nei secoli precedenti sorgesse la chiesa di San Solutore, perciò intoccabile. Da ricordare che durante la costruzione delle case Fiat vennero alla luce alcune tombe e come si sa in passato erano usuali le sepolture nei pressi delle chiese.

Nando

Nuova piazza

mercoledì 26 novembre 2008

Piazza Campidoglio

Davanti alla nuova Biblioteca che sta nascendo in via Torino nell’area Paramatti si estenderà una piazza che da quanto si può vedere dai disegni del progetto dovrebbe essere molto bella, moderna.
Non so se gli addetti alla toponomastica abbiano già scelto il nome per questa piazza. Io vorrei suggerirne uno per mantenere un legame con il passato. Abitudine dei nostri avi, che sicuramente risale al tempo in cui non era ancora in auge la denominazione delle vie come è attualmente, era quella di indicare zone del paese con dei particolari toponimi come ad esempio: contrà san Marco, ël borg dij oche, la Belacomba, la Giairera, ël Campidoglio, ecc. .
E proprio il Campidoglio era la zona dove si sta erigendo la nuova Biblioteca, perchè allora non chiamarla Piazza Campidoglio?
Sicuramente farà piacere agli anziani che ancora ricordano e ai giovani che ricercano le proprie radici nel passato.

Seto,me pais

lunedì 26 maggio 2008

Meglio cittadini o meglio paesani?
Quando eravamo “paculin” si viveva in un altro mondo, non si può dire che non si aspirasse ad un tenore di vita migliore, come d’altronde è al giorno d’oggi, solo che le esigenze erano diverse: un lavoro stabile al primo posto, l’abitazione in proprietà era un sogno che la maggior parte della gente non osava neanche pensare perchè irraggiungibile con i salari di allora, forse la necessità più realizzabile era poter avere una bicicletta. Ecco che allora alla domenica nella bella stagione comitive di ciclisti si sparpagliavano per la campagna e lungo le rive del Po o fino al Malone e anche all’Orco con un panino o uova sode, una chitarra e tanta allegria.
Quando non esisteva ancora l’acquedotto, le falde non erano ancora inquinate e ogni casa aveva la sua pompa con tanta acqua a disposizione a gratis e non si pagava neppure la tassa sui rifiuti urbani perchè non esisteva la raccolta, ogni casa provvedeva a smaltirsi i propri rifiuti differenziando a monte, cioè raccogliendo tutto ciò che non era organico il quale veniva venduto agli stracciai che comperavano ferro, alluminio, ottone, rame, stracci, ossa, vetro ecc., la carta non si vendeva, si metteva a bagno nell’acqua fino ad ammorbidirla per poi appallottolarla ed essicarla ed infine usarla come combustibile, l’organico veniva gettato in “tampe”, di cui ogni casa era dotata, ed usato come fertilizzante negli orti.
Nei pomeriggi, durante la bella stagione, girando per il paese si potevano vedere gruppetti di donne sedute all’ombra su delle panche a rammendare o a fare la maglia approfittando per raccontarsi quanto succedeva nella borgata.
Alla sera dopo cena le strade si animavano e si formavano dei punti fissi di ritrovo dove si scambiavano notizie o ci si rimbeccava tra tifosi juventini e torinesi. I più anziani raccontavano aneddoti che magnetizzavano i giovani e le ore passavano così veloci che non si avrebbe mai voluto andare a dormire.
I ragazzini avevano il compito di procurare bracciate di fieno che asportavano dai carri che tornavano dai campi, che servivano a fare del fumo per tenere lontano le zanzare.
Quando nelle sere d’estate mi trovo a passare per via Torino mi assale la malinconia vedendola deserta e il pensiero inevitabilmente corre a quel tempo quando brulicava di gente e di socialità.
Perfino il cielo abbiamo perso, ricordo lo spettacolo a cui assistevo quando,bambino, coricato nell’erba contemplavo il firmamento stellato, una stella vicino all’altra, luminosissime.
Sicuramente il mio parere sarà diverso da quello dei giovani attuali ma giudicando quello che abbiamo perso, guardando queste due foto scattate dallo stesso punto a distanza di sessanta anni, io preferisco Settimo “paese”.

Nando

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Settimo me pais

domenica 11 maggio 2008

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La Léja

Quest’anno festeggiamo il 50° anno di elevazione da paese a città della nostra Settimo. Giusto, non si può e non si deve fermare il progresso. Però quando mi capita di rivedere le immagini di Settimo ai tempi di quando ero bambino mi assalgono dei dubbi nel giudicare i cambiamenti avvenuti nel tempo, certo Settimo è diventata una città moderna ma caotica, confrontando queste due fotografie penso che il “vecchio” sia di gran lunga preferibile al “nuovo”. La piazza Vittorio Veneto al martedì mattina e alla domenica era gremita di bancarelle per il mercato, mentre al pomeriggio per tutta la settimana era il ritrovo preferito dei ragazzi, non essendo asfaltata si prestava a tutti i giochi pallone compreso, unico inconveniente che spesso la palla finiva nel Freidano ma si ricuperava scavalcando la spalletta del ponte prima che la corrente la trascinasse tra le pale del mulino.
Ora il rumore delle auto ha spodestato gli allegri schiamazzi dei ragazzi che si rincorrevano e i cinguettii delle rondini che a centinaia volteggiavano festose attorno alla torre.
Era meglio prima! Nostalgia? Ma!? Che ne dicono i giovani?

Nando

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LA BIBLIOTECA “CESARE GASTI”

mercoledì 9 aprile 2008

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Si deve a Cesare Gasti, insegnante elementare dell’inizio del ‘900, la prima rudimentale formazione di una piccola biblioteca in una delle sedi scolastiche dislocate sul territorio di Settimo Torinese.
Nato a San Salvatore Monferrato, si trasferì ben presto a Settimo Torinese dove, sin dal 1896, potè svolgere l’attività di maestro elementare nelle classi di terza, quarta, quinta e sesta. Nel 1906 fu nominato direttore didattico e dal 1910 ricoprì la carica di ispettore scolastico. Morì a Settimo Torinese nel 1913, all’età di quarantadue anni.

Provando ad immaginare quali fossero le difficoltà dei primi anni del ‘900, dove esisteva prevalentemente una società contadina, in cui anche i bambini erano impegnati a contribuire all’andamento famigliare, e in cui la percentuale di analfabetismo era ancora molto elevata, ecco che la formazione di una biblioteca poteva certamente contribuire a divulgare un più grande desiderio di conoscenza, in quegli alunni che cercavano in essa la possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita legate sia alla fatica fisica che all’espansione della mente.
Esisteva anche un’altra biblioteca sin dal 1909 nell’allora Società Operaia.

Si dovrà attendere il superamento di due guerre mondiali e la trasformazione dell’originaria società agricola in industriale, maturata grazie all’insediamento di numerose industrie in loco, quali: CEAT, FIAT, GIUSTINA, MONTECATINI, PIRELLI, L’OREAL, UNIVERSAL, le varie fabbriche produttrici di penne, ecc. prima di arrivare alla costituzione della Biblioteca Civica Settimese, istituita nel 1963 nei locali dell’ex forno pubblico di via Mazzini ed intitolata allo stesso Cesare Gasti, trasferita poi nel complesso scolastico di Via Buonarroti.

L’istituzione della Biblioteca, dedicata a Gasti, fu indubbiamente il frutto delle modifiche sociali ed istituzionali che proprio in quegli anni interessarono il territorio settimese: nel 1958, infatti, Settimo Torinese venne giuridicamente denominata “Città”, e proprio a seguito di tale nuova identità, la giunta comunale, cercò di dare maggior impulso alla cultura, rivolgendo le proprie attenzioni alla Biblioteca ed attivadosi nella ricerca di una nuova sede.

La nuova sede avrebbe dovuto essere un luogo di sperimentazione e di aggregazione culturale, prevedendo tra le sue attività anche l’organizzazione di convegni, conferenze, mostre, dibattiti: una serie di iniziative, quindi, che testimoniavano l’impegno di una neonata città in costante e crescente espansione.

Tra il 1959 ed il 1968, la città di Settimo dovette far fronte ad una crescita esponenziale dei suoi abitanti: da 18.000 passò a 36.000 cittadini, che crebbero ulteriormente nel 1971 fino a 43.000.

Il primo passo verso la nuova sede fu determinato dall’acquisto di un terreno per la costruzione della nuova struttura.

Nel Gennaio del 1966 ne fu commissionata la progettazione all’architetto Dario Berrino ed il 1° Ottobre del 1969 i Settimesi poterono accedere al nuovo edificio.
I lavori permisero di dare vita ad una struttura moderna, dotata al pian terreno anche di una ludoteca, di un’emeroteca, una sala di lettura e nel seminterrato vennero adibiti spazi per conferenze, dibattiti a scopo culturale e politico.
Ora dopo quasi quarant’anni, anche la biblioteca sente l’esigenza di rinnovarsi come spazi, tecnologia, confort: è in costruzione una una nuova biblioteca che sorgerà sempre a Settimo, in via Torino nella ex zona Paramatti che entrerà in servizio fra circa un anno.

Informazioni tratte da:
“La città Solidale. Per una storia dei servizi sociosanitari nell’area metropolitana torinese”
di Silvio Bertotto.

La biblioteca

lunedì 3 marzo 2008

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La biblioteca C. Gasti, 340 mq – circa 50000 volumi – agibile dal 1968, è uno dei pochi gioielli nascosti che presentava Settimo a quei tempi.

L’ho scoperta a seguito delle figlie che l’hanno frequentata fino alla laurea.Attualmente la frequentano i nipoti.Tuttavia ho avuto tempo per inserirmi solo dal 1984 cioè da quando sono in pensione. Con personale affabile e cortese che ti mette a tuo agio,mi ha entusiasmato e vi ho portato alcuni amici. Anche se abbonato alla Stampa mi piace consultare altri quotidiani e riviste specializzate di cui la biblioteca è ampianente provvista e leggere qualche libro.

Prossimamente sarà sostituita dalla nuova biblioteca che sta sorgendo nel complesso edilizio di via Torino. Edificio imponente che avrà nuovi e importanti obiettivi culturali. In fondo la storia si ripete all’avanguardia nel 1968, nuovo centro propulsore quando sarà aperta l’attuale biblioteca Gasti.

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Le fondamenta della nuova biblioteca 2007

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Lo stato attuale lavori nuova biblioteca gennaio 2008

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Come sarà la nuova biblioteca

Cascine storiche di Settimo

mercoledì 6 febbraio 2008

Cascina San Giorgio.

La cascina San Giorgio per secoli ha condizionato la storia di Settimo, famose le liti per le acque irrigue, ora si è trasformata in edifici residenziali di lusso mantenendo in gran parte le linee architettoniche originali. Anche il forno è stato ricuperato e fa bella mostra di se all’esterno del complesso.
All’interno, ben conservata, una cappella dedicata a San Giorgio, visibile la parte superiore dalla strada della borgata Paradiso.

Nando

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Il forno

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Antica strada per San Mauro soppressa in questi giorni.

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Lato ovest con visione della parte superiore della chiesetta di San Giorgio.

Antiche cascine di Settimo

domenica 20 gennaio 2008

Le radici contadine di Settimo.

Altre testimonianze del mondo agricolo settimese, cascine che sopravvivono alla tentazione di urbanizzazione.

Cascina Bordina ormai assediata dai palazzi.

Bordina

Bordina

Cascina Pramollo con la propria Cappella

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Nando

Antichità che scompaiono

giovedì 8 novembre 2007

Ultimi giorni di vita per un’altra antica cascina di Settimo: Cascina Borniola. Chi vuole vederla deve affrettarsi poichè è stata decisa la cartolarizzazione, brutta parola inventata di recente ma che significa la fine per questo edificio, poichè chi lo acquisterà sicuramente non lo destinerà più per ciò che è stato costruito e per le funzioni svolte nei quasi 500 anni di esistenza ma lo spianerà per costruici sopra un capannone industriale che poi forse fra 5 – 6 anni verrà abbandonato per mancanza di commesse.

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Una giterella in bicicletta vale la pena.

Nando