Archivio di dicembre 2008

PENNE D’ARTISTA – SETTIMO TORINESE

lunedì 22 dicembre 2008

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Il nome di questa penna stilografica è Settimo Cielo come il nostro Blog, questo è il motivo per cui  è stata posizionata  a capo dell’articolo .

L’uso della penna stilografica venne introdotto in Europa a partire dalla prima guerra mondiale. Le penne stilografiche presenti sul mercato italiano venivano importate dall’America,  dall’Inghilterra, dalla Germania ed erano usate principalmente da uomini d’affari.  Soltanto una volta terminato il primo conflitto bellico, si inizò a produrre penne stilografiche anche in Italia. Le città  destinate alla loro fabbricazione trovarono sede a Bassano, Bologna, Firenze, Vicenza e Torino.

La qualità delle prime stilografiche non era, tuttavia, paragonabile a quella d’importazione. Le ditte più importanti in tale campo furono la OMAS a Bologna e l’AURORA a Torino. Industrie  che si attivarono per realizzare prodotti di maggior pregio, al fine di  poter acquisire maggiori fette di mercato, dominato fino ad allora dai  mercati esteri.

Anche Settimo Torinese divenne sede, verso la fine degli anni ’20, di una prima fabbrica destinata alla produzione di stilografiche: si trattava della ditta Pagliero, seguita di lì a breve dalla ditta Giacomazzi e Favetta. Le penne erano principalmente in celluloide, molte con pennino retrattile e serbatoio elastico.

La grande crisi  del mercato americano, dovuto al tracollo finanziario del ’29, influenzò anche il mercato europeo ed in special modo quello italiano, determinando un netto calo delle richieste e di conseguenza delle vendite. La crisi segnò duramente il settore produttivo legato  alle stilografiche, che vide una sua produttiva rinascita solo a partire da dopo il 1935.

Fu durante la Seconda Guerra Mondiale, che Settimo Torinese emerse come importante centro  per la produzione di penne stilografiche,  tale  produzione venne favorita dalle leggi italiane che avevano vietato  l’importazione di prodotti dall’estero. A seguito della notevole richiesta di stilografiche, soprattutto dalla Germania, sorsero a Settimo moltissime piccole aziende per lo più  a conduzione familiare, attrezzate con piccoli torni, dove venivano impiegati  parecchi ragazzi durante il periodo delle vacanze   Molti operai finito il loro lavoro abituale, continuavano il loro orario lavorativo in queste piccole aziende,  e anche  molte casalinghe si cimentarono in questo tipo di lavorazione. Le giornate di lavoro erano anche di 12-14 ore al giorno.

Una nuova crisi si ebbe alla fine del conflitto: i tedeschi non rinnovarono più le loro richieste e molte aziende dovettero chiudere. Fu solo dopo il 1948 con i fondi erogati dagli americani per la ricostruzione economica dell’Europa e di cui anche l’Italia ne beneficiò, che alcune fabbriche più evolute nel settore, poterono ammodernare le aziende, rinnovando macchinari ed attrezzature ed offrire al mercato un gran numero di modelli accattivanti nella forma della struttura  e nella qualità della stilografica. Tale periodo vide la nascita della penna a sfera, detta biro, dal nome del suo inventore l’ungherese Laslò Birò. Invenzione pratica, usata ancor’oggi da tutti noi. Anche le industrie settimesi dopo vari tentativi seppero aggiornarsi e si mobilitarono per poter raggiungere i risultati desiderati. 

Attualmente a Settimo Torinese e nel suo circondario vi sono circa 20 aziende che operano nel settore delle penne ed esportano questo Made in Italy in tutto il mondo.

Per i festeggiamenti dei 50 anni  della città di Settimo Torinese, il Comune ha deciso di celebrare la penna stilografica lanciando un’iniziativa, volta a riscoprire la tradizione locale legata all’industria delle penne: Penne d’Artista-Pen Parej.  Con l’azienda TCG sono state costruite 50 penne stilografiche in polisterilo espanso bianco, alte 2,5 mt. La decorazione di 25 penne è stata affidata alle scuole settimesi  elementari, medie, in collaborazione con alcuni artisti locali e  con l’Accademia delle Belle Arti di Torino.  CASARTARC (Casa delle Arti e dell’Architettura) ha curato la direzione artistica e il coordinamento dell’evento. Queste penne subiscono molti spostamenti attualmente se ne possono ammirare un gran numero nella piazza antistante l’ingresso del Municipio e per Via Italia.

Le altre 25 penne in polistirolo sono state destinate al GAI (Giovani Artisti Italiani) tramite un bando. Dipinte e reinterpretate dalle mani degli artisti sono posizionate in vari punti strategici di Torino. Con la loro mole e con il loro gradevole impatto visivo sanno divulgare a chi ancora non lo sapesse l’importanza di Settimo Torinese nella produzione della penna stilografica passata nelle mani di varie generazioni.

Qui di seguito vengono riportate alcune fotografie scattate da Luigi , per motivi di spazio ne vengono pubblicate solo alcune: lo scopo è anche di far nascere  la curiosità  di andare a scoprirle di persona.

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C’eravamo anche noi, del Settimocielo.

mercoledì 10 dicembre 2008

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Oggi 10 dicembre 08, alle ore 15,30 in presenza delle autorità dei comuni di Settimo, Volpiano, Leini, con i presidenti di regione e provincia e con l’assessore alla sanità Piemonte, è stato inaugurato il nuovo ospedale.
Il taglio del nastro è stato effettuato dalla Presidente Bresso e il Sindaco Aldo Cogiart Loia.
Dopo una lunga visita a tutta la struttura l’inaugurazione si è conclusa con la presentazione del progetto di funzionalità socio sanitaria, con la gestione mista del comune, della regione e della cooperativa.

 

 

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Ritorno al nucleare

venerdì 5 dicembre 2008

Ritorno al nucleare.
Certi benpensanti vogliono ritornare a costruire centrali nucleari in Italia. Per sostenere questa linea trovano molte motivazioni : siamo circondati da centrali nucleari dei paesi confinanti dunque il pericolo esiste ugualmente tanto vale che il pericolo sia italiano. Perché questi signori non chiedono a qualche ammalato di leucemia se fa differenza? In questi giorni si fa un gran parlare di prevenzione infortuni sul lavoro, ma lo sanno questi signori come si svolge la manutenzione nelle centrali nucleari? Per esperienza posso dirvi cosa succedeva in Italia nelle nostre centrali, non in quelle dei paesi dell’Est . Gli operai addetti, quelli per capirci che oggi porterebbero a casa 1200 € al mese, in certi interventi lavoravano alcuni minuti a rotazione esposti a dosi di radiazioni che si accumulavano fino al raggiungimento della dose limite personale dopodiché venivano trasferiti ad altri cantieri lontani da centrali nucleari, poiché per le radiazioni subite non c’erano, e non ci sono, antidoti.
Io farei una proposta ai politici che sostengono la necessità di passare al nucleare, pur mantenendo loro i lauti stipendi a cui sono abituati, di dare l’esempio : obbligatorio per Ministri e Parlamentari propensi al nucleare uno stage di tre mesi ogni 2 anni, non però negli uffici schermati, ma in manutenzione tra gli operai, visto che loro ritengono sicure le centrali di ultima generazione. Sicure, secondo i vecchi sostenitori del nucleare, lo erano già allora, ma quanti incidenti tenuti nascosti si sono verificati?
Avrei un’idea anche per il sito: Roma. Se ne potrebbero fare anche due tanto l’acqua nel Tevere c’è.
Altra motivazione per passare al nucleare : noi dipendiamo dal petrolio che purtroppo dobbiamo acquistare all’estero al prezzo imposto da chi lo detiene.
Che forse l’uranio lo troviamo nei Mercatini delle Pulci delle periferie italiane?
Anche il petrolio una volta costava poco, ma poi…
Per non parlare dei costi di costruzione.
Nell’azienda in cui ho lavorato per 20 anni, buona parte delle lavorazioni erano destinate al nucleare, per qualsiasi oggetto di questo settore per piccolo che fosse, doveva essere accompagnato da una montagna di “carta” come la definivamo noi, documenti che garantivano la qualità del prodotto, ma costosi, per non parlare del costo dei collaudi, ad ogni collaudo se pur banale, presenziavano sei o sette tecnici dell’ENEA, personaggi con stipendi non certo paragonabili a quelli degli operai.
Ma poi non si era fatto un referendum? La volontà della gente la si invoca solo quando fa comodo?
La sicurezza.
Ma chi può essere così presuntuoso di pensare che non potranno verificarsi incidenti? Solo chi non ha mai lavorato può esserlo. Chi vive in fabbrica sa che a volte si verificano incidenti imprevedibili che col senno del poi si sarebbero potuti evitare ma nel frattempo il guaio è fatto e poveraccio a chi è toccato.
La lungimiranza.
Dovrebbe essere la dote di uno statista, allora chi si ritiene tale risolva il problema dello smaltimento delle scorie radioattive prima di produrne altre, o passerà si alla storia non già per aver costruito un ponte faraonico ma per aver lasciato ai posteri tonnellate di scorie radioattive da stoccare per migliaia di anni prima che perdano la radioattività, in siti che nessuno vuole.
Nando

Settimo, 7° e/è Casa mia – La cantina.

martedì 2 dicembre 2008

Dopo una lunga pausa vorrei riprendere la descrizione di Settimo vista sotto l’ottica della mia casa. Verrebbe naturale, dopo aver parlato dell’entrata, proseguire con la sala, o con la cucina, o con qualunque altra stanza, ma evidentamente io non devo essere molto …naturale, perciò vi parlerò della cantina. Come vedete il suo numero di scaletta era l’11, ma a me va di farla passare ora, al secondo posto. E non chiedetemi il perchè.

                    11) La Cantina

Parlando della cantina e riferendosi a Settimo, verrebbe da cominciare ad elencare le varie “Vinerie” esistenti, come ad esempio “la Vineria di Re Artù”, quella non facile da trovare, seminascosta in una piazzetta tra via Verdi e via Mazzini, piazza Asteggiano appunto. Oppure citare quelle quattro o cinque enoteche sparse per la città, ma sinceramente farei una magra figura, in quanto non essendo uso comprare vino, (ahimè, mangiando bevo solo acqua), non sarei in grado perciò di spiegare difetti e pregi dell’una e dell’altra.
Mi intriga invece fare un paragone con la cantina di casa mia, la mia cantina. E’ piccola, poco più di 8 mq, ma ci ho fatto stare di tutto e di più. Sugli scaffali, pensili, sono sistemate  le bottiglie di vino e le cianfrusaglie di piccola dimensione. E’ vero che non bevo più, ma quelle bottiglie sono i resti di quando a Natale arrivavano le confezioni regalo, o di quando mi rifornivo da mio cognato, specialista nel fare un Chiaretto che era la fine del mondo. Smesso lui di farlo, smesso io di bere. Il resto della cantina è occupato da macchinario vario. Ho dimenticato di dire che sono un appassionato del “Fai da te”, mi piace fare delle cose, in legno (preferibilmente in ulivo), per cui mi sono attrezzato di conseguenza. In quel piccolo spazio c’è il banco da lavoro, un trapano a colonna, un tornio, una sega a disco, due mole, una tapie, una pialletta a filo. Le ultime due costruite da me utilizzando ed adattando utensili commerciali. Il tornio invece è di quelli piccoli, da banco, cinese naturalmente, ma in grado di lavorare ferro e legno e anche lui adattato (prolunga del bancale).

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La cantina è un po’ intasata, ma malgrado ciò sono riuscito a fare anche delle cose non proprio piccolissime, tipo la riproduzione della Torre di Settimo e dell’edificio basso al suo fianco, in scala 1/10. Se non ci credete andate a vederla, è piazzata nell’entrata all’UNITRE in via Buonarroti 8.

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 Quando vado in cantina, non dico “vado giù ‘n cròta”, ma dico invece “vadò ‘n bòita”. Bòita, per chi non lo sapesse è l’appellativo con cui venivano (e vengono) chiamate in dialetto quelle piccole fabbrichette/officine che producono principalmente parti meccaniche. Oggi vengono più pomposamente chiamate “Piccole e Mediopiccole Industrie”.

E qui scatta l’abbinamento con le “Bòite “ di Settimo. Per documentarmi ho coinvolto l’amico Nino Fassio, già valente padrone di una bòita meccanica, sita in via Castiglione. Da anni ormai non esiste più, al suo posto Nino ha fatto costruire le abitazioni per sè e per i suoi, compresa sua nipote, Ilaria Schettini, bravissima pianista.
Cito perciò quanto Nino ha scritto, scavando nella sua memoria.
 

Tanti anni fa nella nostra città esistevano officine di vario genere, ma prevalentemente meccaniche. Nel 62, io, ex  allievo e ex dipendente Fiat, iniziai la mia attività. Ebbi tra i miei clienti molte medie e grandi aziende. Mi piace ricordare la SIVA di Settimo, dove ho conosciuto e collaborato con il dott. Primo Levi, per la costruzione di varie attrezzature per il suo laboratorio. 
Tra le ditte più anziane c’era quella di Richiardi, detto “’l Pet”, famoso costruttore di carpenterie metalliche, conosciuto, oltre che per la sua capacità, perché aveva anche una piccola scimmia. L’officina era sita “ ‘ntl’eira d’amour”, oggi Piazza della Libertà.
Un’altra era quella di Chiabotto e Varetto di PiazzaVittorio, “ sota la Tor”, ormai chiusa da tanti anni. E ancora:
La OMAS di Forconi, in via Cavour, proprio dove ora ha sede il laboratorio di analisi mediche “Nuova Lamp”
-La Gino Peracchio di via San Gallo
-La Ramella Piero e Bonomo, di minuterie metalliche, ora rilevata da Claudio Ramella
-La Ceccon Zeffirino, di minuterie tornite, in via DeAmicis
-La Munaro Elzo, targhe ed affini, in via Trento.
Tra tutte queste e tra altre che non ricordo più, probabilmente alcune esistono ancora, specialmente tra quelle produttrici di minuterie metalliche.
Dagli anni sessanta in poi, trovarono occupazione in queste “bòite” molti giovani apprendisti, che una volta fattesi le ossa, furono assunti in grandi aziende.
                                  Nino Fassio.

Questo è quanto ricorda Fassio, io ho avuto occasione di conoscerne solo un paio. Una, in via XX Settembre, di cui non ricordo il nome, che mi fornì dell’olio lubrificante per il mio tornio e un pezzo d’acciaio che avrei poi lavorato per le cose mie.
L’altra era situata in fondo a via Rio San Gallo, l’ultima casa prima dei prati. Volevo un preventivo per fare un pezzo per il mio macchinario, ma il padrone, molto anziano, mi fece capire che ormai era da solo e non era più in grado di soddisfarmi. In effetti l’officina era mal messa e il macchinario vecchio e abbandonato. Non mi ricordo come si chiamasse, ma non mi stupirei se fosse quel Gino Peracchio, citato da Fassio.
Certamente esisteranno altre ditte, basta guardare sulle Pagine Gialle, ma, se non raccontate da qualcuno, non hanno storia.
Questa è la mia cantina, la mia “bòita” e queste “bòite” sono, per me, la cantina di Settimo.

Inaugurazione il 10 dicembre ore15.

lunedì 1 dicembre 2008

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Finalmente si verifica quello che tutti i cittadini hanno sempre sognato. Vedere l’inaugurazione del complesso ospedaliero (OSPITAL DU  PIEMONT)! Questo avverrà il giorno 10 dicembre alle ore 15, in via Santa Cristina, in presenza del signor Sindaco Aldo Corgiat, del presidente della Regione Piemonte onorevole Bresso, dei sindaci dei paesi limitrofi e degli amministratori delle USL territoriali. Il complesso sarà funzionante per il mese di gennaio, nel frattempo verranno accorpati i servizi di via Leini, come visite, prelievi e radiografie ecc. Riguardo l’istituzione di un pronto soccorso se ne parlerà nei prossimi mesi. Per motivi strutturali e finanziari, si può presumere che verrà aperto solo per i due codici, quello verde e quello giallo. Mentre per il soccorso avanzato sarà impiegato il 118 .