Archivio della Categoria 'Politica'

L’Italia unita

sabato 16 febbraio 2013

INSALATA DI MISERIA

giovedì 26 aprile 2012

Molto spesso percorrendo le strade di Torino mi è capitato di vedere rovistare nei cassonetti dell’immondizia, uomini di tutte le eta’, dai cinquantenni ai piu’ giovani.

Cercavano di recuperare qualche cosa di utile, qualche cosa da cui potessero ricavare un piccolo guadagno, o anche solo un piccolo sostentamento quotidiano. Guardando quelle scene ho sempre provato una stretta al cuore.

Questa mattina però, vicino ai cassonetti ho visto, non una ma ben cinque persone: si trattava di cinque donne, intente a rovistare in quell’ammasso nauseabondo, tentando di procurarsi il pranzo. Una foglia d’insalata, mezzo pomodoro, forse un frutto.

Erano donne italiane in età di pensione, apparentemente vestite modestamente ma con cura.

Il cuore mi si è stretto, avrei voluto urlare di rabbia e di disperazione per come questi  e molti altri italiani stanno andando a finire i loro giorni.  Non è ovviamente un discorso rivolto solo per gli italiani.

Negli anni ’80 non era raro quando si buttava l’immondizia trovare svariati kg di pane buttati nei cassonetti. Anche questo era uno spregevole insulto alla miseria.

Ora la miseria sta tornando veramente!

SOGNI

sabato 26 febbraio 2011

In data 22/2/2011 leggo sul quotidiano LA STAMPA  a tutta pagina  il sogno di un canditato Sindaco per la città di Torino:

” Ho un sogno, il centro tutto pedonale”

Tempi di attesa per una visita reumatologica:

Settimo Torinese  :    non c’è questa specializzazione.

Torino                       :    Febbraio  2012

(attesa anni 1)

Ivrea                          :    Maggio      2011

Ovviamente si sceglierà  Ivrea  oppure la visita privata.

Sogno di una cittadina candidata ad ammalarsi (non per scelta)

“Sogno una Sanità pubblica efficiente ed efficace” e penso sia un sogno comune di molti cittadini.

Libia, rivolta in attesa

mercoledì 23 febbraio 2011

“L’inevitabile non accade mai, l’imprevedibile sempre” diceva Keynes. L’atteggiamento di chi considera lo svolgimento delle cose future un copione inevitabilmente già scritto è l’atteggiamento dei conservatori, con tutto il sussiego di chi crede che le cose umane siano sempre andate in un certo modo e sempre andranno nello stesso modo”.
Questo è il genere di atteggiamento che l’Europa tutta ha avuto particolarmente verso i popoli arabi: “inevitabile” la staticità dei regimi egiziano, tunisino, libico; “inevitabile” la presunta immaturità dell’opinione pubblica araba; “inevitabile” una certa misura di autoritarismo, per gente sempre così influenzabile dalla religione e da altri atteggiamenti irrazionali.
Questo paternalismo criptorazzista, da un lato non spiega nulla dei Paesi arabi, che sono società complesse, con un accumulo millenario di culture e competenze, con gusti e stili di vita così civilmente mediterranei, con una storia politica sfortunata e con un processo di costruzione istituzionale giovanissimo, di pochi decenni. Dall’altro lato, spiega bene l’ideologia europea (nel senso più vero e classico della parola, cioè quello della falsa coscienza che maschera interessi e profitti): lasciare i vicini di casa arabi nell’arretratezza, ha consentito di gestire affari, petrolio, vendite di armi.
Naturalmente, c’era un modo migliore, non solo sul piano morale, ma anche su quello dell’efficienza: per esempio, pagare 5 miliardi di euro a Gheddafi per arginare una presunta ondata di clandestini, facendosi complici di un regime autoritario e delle sue molteplici violazioni del diritto e dei diritti, era una buona idea solo nella testa di un leghista, con tutti quei denari si poteva mettere a regime un sistema di controllo dei clandestini umano, efficiente e trasparente (e anche di doverosa accoglienza dei profughi e dei rifugiati spinti da reali ragioni di protezione umanitaria e di violazioni dei diritti umani!). Ma non potevamo aspettarci intelligenza dai leghisti, né serietà da Berlusconi e dal suo passacarte Frattini: capirai, qualche volenteroso diplomatico avrà pure messo nella cartella le carte sui diritti umani, sui problemi strategici, ma quello gli ha raccontato dell’harem, del bunga bunga, ed è finita in caciara…
Dobbiamo però ammettere che i conservatori europei hanno avuto i loro migliori alleati nei riformisti europei, che non hanno sostenuto con la dovuta convinzione nessuna riforma. Anche il socialismo europeo ha dato per assunto quella “inevitabilità” della condizione dei popoli arabi che inevitabile non era.
E allora quei popoli hanno fatto da soli (meglio!). Che cosa, le riforme? Ma no, hanno fatto la rivoluzione, proprio così! Tra conservazione e riforme, non ve lo ricordavate forse, ma c’è anche quest’alternativa. E’ l’imprevisto della Storia che costringe a cambiare punti di vista e a riconsiderare in tutta fretta i nostri elenchi di cose inevitabili.

Giustizia sociale

domenica 13 febbraio 2011

Una domanda che mi sono sempre posto fin da quando, ragazzino tredicenne, sono stato catapultato nel mondo del lavoro e di conseguenza a contatto con i problemi di tutti coloro che giornalmente sono costretti a fare i conti per sopravvivere dignitosamente, è quella della dirigenza del nostro paese: come possono conoscere i problemi e le difficoltà  della gente se le loro entrate sono dieci e più volte superiori a quelle della parte più fortunata della popolazione che vive del proprio lavoro?  Per non parlare di chi il lavoro non ce l’ha proprio.

Una proposta saggia io ce l’avrei: se un lavoratore, di cultura media, con uno stipendio che si aggira tra i mille e milleduecento €uro riesce a mantenere una famiglia di tre o quattro persone, sicuramente coloro che hanno una cultura “superiore” come un dirigente, un deputato o senatore ecc., elargendo loro uno stipendio doppio di quello di un operaio,  con le varie esenzioni di spese di viaggio, potrebbero  vivere agiatamente con il vantaggio di capire meglio i bisogni del popolo e di conseguenza tenerne conto al momento di legiferare.

Sarebbero molti  i vantaggi per la nazione: più giustizia sociale,  la gente ricomincerebbe a fare politica per passione  non più per danaro  di conseguenza alla guida dello stato troveremmo solo più chi è interessato al bene di tutti ,  il bilancio statale si risanerebbe in poco tempo. Anche l’inquinamento atmosferico diminuirebbe riducendosi il parco macchine al puro bisogno, non avendo più denaro da sperperare  in macchinoni, SUV, fuoristrada inutili.

UTOPIA ???…

Nando

FIGLI E PADRI

martedì 21 dicembre 2010

 

Scrivo queste righe di getto, dopo aver letto su ” Specchio dei Tempi” di oggi la lettera di una biologa che dopo 10 anni di lavoro in un ospedale di Torino, basato su borse di studio annuali, viene lasciata a casa ed è incinta.

Il dolore e la tristezza che traspare da questa lettera mi hanno colpito profondamente.

Vado con il pensiero agli ultimi eventi attraverso i quali i giovani hanno tentato di far sentire la propria voce.

Vado con il pensiero alle diverse trasmissioni in cui viene detto ai giovani che sono i loro padri ad aver “mangiato” il loro futuro.

I miei nonni appartengono alla generazione che ha vissuto due guerre mondiali, perdendo gli affetti più cari, e per vivere hanno “fatto” gli emigranti sino al ritorno in Patria. Anche i miei genitori sono stati emigranti da giovanissimi sino al ritorno alla loro regione d’origine e qui hanno lavorato duramente.

Io ho lavorato tutta la vita quasi esclusivamente in un unico posto di lavoro. una condizione che, di questi tempi, è davvero rara. Tuttavia non credo che la mia stabilità lavorativa possa aver danneggiato il futuro delle nuove generazioni, alle quali appartiene anche mia figlia: questo tipo di ragionamento m’indigna.

In nome del “DIO DENARO” ci si spinge fino a mettere figli contro padri, anzichè cercare di risolvere le situazioni.

Una Società che si comporta così vuol dire che è arrivata al capolinea, è destinata a fagocitare se stessa.

Natale dura un giorno solo, per cui TANTI AUGURI a tutti, ma i problemi rimangono per gli altri 364.

A proposito di Padania…

venerdì 5 novembre 2010

Prendendo spunto da un commento di Graziella che mi faceva notare, nell’articolo relativo all’Unione Europea, che bisogna fare ancora gli Italiani a distanza di centocinquanta anni prima di parlare dell’Europa, vorrei fare alcune considerazioni circa la Padania per sfatare eventuali dubbi ed equivoci in merito alla stessa e rendere così giustizia all’Italia.
La Padania è un’entità inesistente sia geograficamente che storicamente.
Geograficamente perché esiste la Valle Padana e non già la Padania. Inoltre se si consultano i testi di storia, ci si accorgerà che i primi abitanti di questa regione sono stati i Veneti e in parte gli Etruschi. Successivamente con l’estinzione degli Etruschi, inglobati dall’emergente potenza Romana, arrivarono i Galli (o Celti denominazione data dai greci) che dilagarono, raggiungendo le coste marchigiane, fino a Senigallia, il cui toponimo lo attesta, ovvero città fondata dai Galli Senoni. Va da sé che anche costoro, popolazioni indoeuropee come i Latini, furono sconfitti e sottomessi a Roma. Anzi furono talmente fedeli a Roma che il nucleo delle legioni di Giulio Cesare proveniva dal Piemonte, dalla Lombardia, dal Veneto e dall’Emilia Romagna, ossia dall’allora Gallia Transpadana e Gallia Cispadana, e cioè: i territori posti aldilà e aldiquà del Po. Dopo la caduta dell’Impero Romano, le invasione barbariche, i Longobardi, i Franchi, la rinascita del Sacro Impero Romano (andando a volo d’uccello e tralasciando evidentemente altri eventi storici non meno importanti), si arriva al Rinascimento dove regnano le splendenti e potenti corti degli Sforza a Milano, dei Gonzaga a Mantova, degli Estensi a Ferrara, della Serenissima a Venezia, dei duchi Savoia a Torino, del marchesato del Monferrato, ecc….
Proseguendo in questa rapida carrellata storica, si giunge così all’800 in cui, estinti tutti gli Stati sunnominati dell’Italia Settentrionale, esiste come Stato politico autonomo solo il Regno di Sardegna. Da Milano a Mantova, da Ferrara a Venezia tutte queste corti principesche hanno perso la loro libertà e sono stati inclusi nell’Impero Austriaco come regione Lombardo-Veneta. Riacquisteranno la loro indipendenza in seguito alla nascita del Regno d’Italia del 1861. Pertanto dopo una simile disamina storica, mi domando ancora con quale faccia Bossi e i suoi Leghisti possano avanzare pretese su un territorio che non ha mai avuto una etnia, nazionalità e lingua in comune. Ma il seguito sarà oggetto della prossima puntata.

Gianfranco D’Angelo

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