Archivio di novembre 2007

Traffico caotico.

venerdì 30 novembre 2007

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Pista ghiacciata

In quel punto dopo il lampione, verrà piazzata la pista per il pattinaggio sul ghiaccio che dovrebbe rimanere in funzione da sabato 8 dicembre a tutto febbraio 2008, come negli anni scorsi. Per tutto questo è stata richiesta la chiusura di via San Mauro: da corso Agnelli a via Raffaello Sanzio, lasciando la nuova rotonda con tre svincoli. A mio parere bisognava aprire prima la strada che collega via Sanzio con via Fosse Ardeatine, per non caricare troppo traffico in corso Agnelli e via Alessandria. Visto che finita la stagione rimarrà isola pedonale, per il collegamento dei due parchi PERTINI e DE GASPERI

I tre laghetti.

giovedì 29 novembre 2007

Laghetto 1

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Laghetto 2

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Laghetto 3

laghetto

Questi sono i tre laghetti del parco Alcide De Gasperi. Stanno per essere ricoperti di terra e pietrisco, da tempo si vedono operai che lavorano: oggi fanno, domani disfano, tutto questo non per colpa loro. Io mi chiedo se è possibile che la giunta comunale e tutta la parte dirigente non sappià prendere delle decisione in merito? Mi ricordo che negli anni ’70/’75 la piscina comunale che doveva sorgere nei pressi di via Torino, fece la stessa fine dei tre laghetti. Vorrei augurarmi che almeno la struttura rimanga funzionale con tutti gli accesori esistenti. Tenendo sempre in mente che sono soldi dei contribuenti.

Canzoni, canzoni, canzoni.

domenica 25 novembre 2007

Venerdì 30 Novembre ore 21, presso la Suoneria, nuovo spettacolo che vedrà ancora protagonista Valerio Pagliero. Lo spettacolo dal titolo “Il meglio di un amore di canzone: canzoni d’amore dagli anni 40 a fine secolo”.

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Ingresso ad offerta libera (semi-libera) a partire da € 8,00.

Come si vede dalle locandine, con Pagliero canterà anche Linda Critelli, saranno accompagnati dai ballerini del Centro Nuova Danza e dai cabarettisti Dexter e Tiger. Presentano Beppe Rosso e Joanne Martin, con siparietti del poeta sergio Notario. Programma, ideato da Enrico M. Lazzarin.

Anche questa volta la serata è organizzata a scopo benefico, infatti il ricavato andrà  a favore dell’attività di EMERGENCY.

Parliamo di Romeni

domenica 25 novembre 2007

E’ di questi giorni la notizia che il Sindaco di Settimo ha dato casa a dei Rom romeni. Gente che nessuno vuole e di cui tutti diffidano.
Questo sentimento di avversione e timore verso i romeni è oggi assai diffuso tra la gente “normale” e, lo confesso, io stesso ogni tanto vengo preso da questo assillo. Certo, di primo acchito la decisione del sindaco sconcerta e indigna, ma poi qualcosa mi ha dato da pensare.
Una mia amica, romena di nascita, ma da tempo cittadina settimese, mi ha fatto leggere uno scritto sulla vita sua e dei suoi avi e in esso ho ritrovato la storia nostra di una volta e quella loro di adesso. E’ un pò lungo quel racconto, ma voglio proporvelo ugualmente.

Storia di emigranti
Nel lontano ‘800 l’Italia era molto povera e non c’era lavoro. Sui giornali comparivano inserzioni dove veniva richiesta mano d’opera per l’estero. Cercavano: contadini, muratori, scalpellini e via di seguito.
Tante famiglie, aiutate dallo stato, partivano per la destinazione prescelta.

I miei bisnonni andarono in Romania per lavorare nelle cave di granito, a fare gli scalpellini. Partirono da Belluno alla metà dell’ottocento, con i loro tre figli maschi, insieme a tante altre famiglie.
Arrivati in Romania li portarono ai piedi di una montagna dove c’erano delle lunghe file di case, tutte a un solo piano. Erano gli alloggiamenti provvisori per gli immigrati: una grande cucina e una grande camera da letto. Davanti alle case c’era una distesa di ettari ed ettari di terra libera, deserta ed incolta.

Le autorità di allora, prima che le famiglie prendessero possesso delle abitazioni, resero noto una particolarità della loro legge : chi voleva costruirsi una casa per proprio conto, perdeva la cittadinanza Italiana e diventava Romeno a tutti gli effetti.
Le famiglie si informarono subito sulle condizioni di vita in generale, sulla sicurezza del lavoro e alla fine parecchie decisero di mettere le radici lì.
I miei lo fecero e, con i primi guadagni, comprarono un appezzamento di terreno di qualche ettaro. Col tempo lo divisero tra i tre figli, che a loro volta fecero ognuno la loro casa, formando così tre grandi famiglie.

In una di queste nacque mia madre, romena, di nome Regina Elisabetta. Mio padre, nato a Torino da padre torinese e madre francese, emigrò anche lui alla fine della prima guerra mondiale, dopo aver letto un’inserzione sul giornale dove cercavano scalpellini per la Romania.
Da tutte le regioni d’Italia si presentarono un centinaio di ragazzi che partirono tutti insieme. Anche mio padre arrivò i questo piccolo e sperduto paese: dieci chilometri di foresta lo separava dalla Russia e quaranta chilometri dal Mar Nero. Lì conobbe mia madre e si sposarono. Nacquero cinque figli, io sono la quarta.

Gli uomini partivano per il lavoro alla cava al mattino, al buio e tornavano alla sera tardi, col buio, facendo a piedi diversi chilometri tra andata e ritorno.
La vita era molto dura per loro, ma molto dura era anche quella delle donne:(…..) . Avevamo la fortuna che per sopravvivere non ci mancava nulla. I soldi che guadagnavano gli uomini erano pochi e servivano soprattutto per la provvista di legna necessaria per tutto l’anno, per i sacchi di farina necessaria per fare il pane e la pasta, per la farina di mais per fare la polenta e tante altre cose utili di cui necessita una famigli numerosa.
Mia mamma lavorava sempre tanto: d’inverno ci faceva i vestitini e le pantofole, due paia per ciascuno, perché d’estate non aveva più tempo. Filava la lana delle pecore che aveva tosato e la preparava per l’inverno.

Io e le mie sorelle facevamo le calze per tutti. Ricordo che a sette anni anch’io avevo imparato a sferruzzare e man mano che crescevo imparavo a fare tutti i lavori, come i grandi. Non si stava mai in ozio.
Il lavoro però non ci pesava, noi ragazzi lo prendevamo come un gioco. D’inverno gli uomini, dato che non potevano lavorare in cava per il freddo e la neve, aiutavano le donne ad accudire gli animali, tagliavano la legna, andavano a caccia, sempre in gruppo, perché c’erano tanti lupi. (…..).

Tutte le donne avevano dai cinque ai dieci figli e noi bambini, messi al mondo uno dietro l’altro, si può dire che crescevamo da soli, mai un bacio o una carezza. Tante volte sentivo mia mamma pregare il Signore che ci aiutasse a crescere bene, e grazie a Dio siamo sempre stati tutti sani e robusti. La vita di noi ragazzi è sempre stata spensierata. Ricordo che io feci un’infanzia bellissima  fino ai dieci anni. Di sera e nelle giornate festive bambini e ragazzi giocavamo tutti insieme e ci divertivamo un mondo. Noi cugini eravamo in ventuno.(…..); era una festa continua, sempre tutti insieme.

I miei parenti e tantissime altre famiglie si comprarono un pezzo di terra e col tempo si costruirono le loro case, formando così una grande colonia italiana, pur essendo però tutti diventati romeni.
Sino all’anno scorso, se avessero dovuto venire in Italia, sarebbero stati extra comunitari. Oggi i miei parenti (e sono tanti), per trovarsi un lavoro, anche se mal pagato, sono tutti lontani dalle loro case, dalle loro famiglie, sono sparsi nelle grandi città, a centinaia e centinaia di chilometri di distanza. Per vedersi tra di loro passano anche anni, perché non hanno abbastanza soldi per pagarsi il viaggio.
Io sono una delle più fortunate, perché sono riuscita a venire in Italia.

Un giorno  mio padre maturò l’intento di tornare in Italia. Era già un po’ di tempo che sentiva la nostalgia della sua terra e la mancanza della sua famiglia d’origine. Mia madre, preoccupata, gli disse che se veramente aveva idea di partire, era meglio farlo subito, perché i suoi figli li voleva portare tutti via con sè. Mia sorella, quella più grande, aveva quindici anni e siccome lì molte ragazze si sposavano molto giovani, la mamma aveva paura che si trovasse il fidanzato e che poi non volesse più partire.
Così presero la decisione, fecero i documenti necessari e dopo un mese partimmo.
Arrivammo in Italia nel 1936, su una nave mercantile. Navigammo per un mese; il viaggio è stato lungo perché la nave ad ogni porto si fermava per scaricare e caricare le merci trasportate e da trasportare. Ci fermammo nei porti della Romania, Bulgaria, Turchia, Grecia e Italia. Oltre all’equipaggio c’eravamo solo noi a bordo, eravamo gli unici passeggeri. (….)
Arrivati a Venezia, prendemmo il treno per Torino, verso il paese natìo di mio padre e verso il cambiamento totale della nostra vita.
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Questo è quanto ha scritto, il resto me lo ha solo accennato. Gli stenti e la miseria in cui hanno vissuto negli anni pre-bellici e bellici, li ho ancora potuti vedere nei suoi occhi, riviverli nella sua voce rotta mentre li raccontava.
Ora io non voglio fare il difensore d’ufficio dei romeni nè tantomeno dei Rom, ma questo racconto mi ha dato veramente da pensare, da fare dei confronti, degli accostamenti e delle domande.
I Romeni di allora accolsero i nostri meglio di quanto noi ora accogliamo loro? I nostri emigranti si comportarono meglio di quanto fanno loro ora?

CONCERTO di SANTA CECILIA

mercoledì 14 novembre 2007

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Sabato 24 novembre 2007 ore 21,00 si terrà presso il salone parrocchiale SAN GIUSEPPE ARTIGIANO di Settimo Torinese (con ingresso libero), il concerto. Con la partecipazione del “Coro A.N.A. di Settimo Torinese, del “Coro Baita Caviet” di Leinì (To) e “I polifonici Monferrini” di Murisengo (AL).
Il concerto sarà eseguito in Chiesa.

Associazione Carabinieri

martedì 13 novembre 2007

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Organizzano una grande Manifestazione di solidarietà con il patrocinio del Comune di SETTIMO TORINESE. DOMENICA 2 DICEMBRE 2007 alle ore 15 presso la parrocchia san Giuseppe Artigiano di via Cuneo 2 in Settimo Torinese.

Partecipano per l’occasione Il MAGO (MAGIC GEMON e il CLOWN SBIRULA, la Corale 7 Torri, Viva Gli Alpini, la Cantante CAROLINA e Arrivano le Boje panetere. Vi aspettiamo numerosi

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Parrocchia San Giuseppe

Musica che passione. Regina Albrink

lunedì 12 novembre 2007

Ieri, Domenica 11 Novembre, c’è stato il secondo appuntamento della VI edizione della stagione concertistica curata dall’Associazione Preludio Ensemble, presso la Suoneria.

Il titolo di questa sessione era “Celebri Pagine Pianistiche” e chi ci ha trascinato in queste pagine, con le sue note, è stata una pianista olandese, vera regina della musica e di nome, Regina Albrink.

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Il programma proponeva tre autori: L.V.Beethoven con la sonata “Al chiaro di luna”, F. Chopin, con cinque sonate, l’ultima delle quali era la celeberrima “Polonaise” e Louis Moreau Gottschalk, con sei sonate.

Confesso che di quest’ultimo autore, Gottschalk, data mia limitata conoscenza in materia, non avevo mai sentito nulla. E’ stata perciò, per me, una piacevole sorpresa scoprire la sua musica.
Benchè contemporaneo di Chopin, ( 1810 l’uno. 1829 l’altro) la sua musica è sorprendentemente moderna e attuale. Quando all’inizio del concerto Ilaria Schettini presentò la pianista e il programma, accennò a questo fatto, definendo la musica di Gottschalk quasi come la precorritrice della musica jazz.
Non è proprio così, naturalmente, ma rende l’idea.

Un’ora e mezza di ottima musica quindi, suonata in modo magnifico da una bravissima, più che bravissima pianista ( che tra l’altro ha sempre suonato senza spartito), che il pubblico, abbastanza numeroso, ha gradito moltissimo.

Prossimo appuntamento Domenica 16 Dicembre alle 17,00 con “Omaggio a Brahms”. Gruppo Polifonico “J. Despres”. M° F. Miotti, pianiste Ilaria Schettini e Giuseppina Scravaglieri, pianoforte a quattro mani.

Ricordi di un tempo che fu

domenica 11 novembre 2007

Abitavamo a Torino, tuttavia le famiglie di entrambi i genitori e tutto il parentado erano liguri di Savona.Ciò mi poneva in uno stato di vantaggio poichè in quei tempi(1936) in cui pochi se lo potevano permettere avevo la possibilità di andare al mare per lunghi periodi presso i nonni materni. Il nonno, ex sottuficiale dei carabinieri, al tempo del passaporto rosso,aveva lasciato l’Arma si era sposato ed era immigrato in Argentina dove aveva un ottimo lavoro. La nonna, minuta e piccolina, però non riusciva ad adattarsi all’ambiente e si ammalava cosicchè nel 1900 incinta di mia madre rientravano in Italia. Aveva poi avuto altri 6 figli che aveva allevato conducendo la casa con mano ferma ed equilibrata.Non avendone abbastanza si era pure preoccupata di tirare su l’unico nipote. Risiedevano in una grande casa alla periferia di Savona in cui allora non era ancora arrivata la luce.

Io ero felice di trovarmi al mare, tutti i giorni al pomeriggio si partiva in 3-5 bambini accompagnati da una due mamme per andare alla spiaggia. La strada era lunga e qui avevo il primo impatto poichè l’unico che portava le scarpe ero io che provenivo dalla grande città. Ciò mi metteva in imbararazzo poichè loro camminavano rapidi ed io proprio non riuscivo a camminare senza scarpe come loro che le portavano solo alla festa. Al mare si faceva il bagno,poi la merendina ben fornita,dopodicè era proibito rientrare in acqua e quindi si giocava sulla spiaggia. Inutile dire che tutti sapevano nuotare bene meno io e perciò mi davo da fare per portarmi al loro livello.Piano piano incomincia ad imparare, un giorno scoprii che stavo malapena a galla e il giorno dopo mi arrischiai in acqua alta(quella che mi superava in altezza) mal me ne incolse poichè mi spaventai e fermatomi incomincia ad annaspare su e giù e a bere per fortuna che la Milli una bambina del ns. gruppetto più anziana di 2 anni e che sapeva nuotare bene se ne accorse e con poche bracciate mi spostò verso riva ove altri intervennero e mi portarono sulla spiaggia ove espellei l’acqua bevuta. Imparai che non bisogna fare il passo più lungo della gamba.Appresi a nuotare ma mi arrischiai in acque alte solo dopo aver raggiunto una certa sicurezza.

Al ritorno invece del corso Ricci talvolta si prendeva per le “crose” specie di stradette un po più larghe dei caruggi contornate da alti muri con cocci di vetro sulle sommità, dai quali spuntavano alberi da frutta che malgrado richiami e sgridate di chi ci accompagnava ci fornivano un extra di merendina con frutti prelibati.Qualche voltac’era anche il gelato. Alla domenica quando erano a casa gli uomini dal lavoro talvolta ci portavano a pescare in barca polipi ed altri pesci che le donne unitamente a teglie di farinata preparavano per la cena. Tale modo di vivere,felici e contenti, senza soldi cesso nel 194o un pò perche eravamo diventati ragazzi ma soprattutto per la guerra.

Tre giorni dopo la dichiarazione di guerra Savona subì il primo bombardamento navale dell’Italia.Il 14 giugno 1940 una squadra di navi francesi non rilevata aprì il fuoco su Savona dalle 4,26 alle4,48. Erano stati riversati sulla città circa 400 colpi da 203 e altrettanti da 138.I danni furono lievi ma vi erano state 6 vittime e 22 feriti più altre vittime e feriti a Vado..L’impatto sulla popolazione civile fu enorme, si capì subito che questa guerra avrebbe coinvolto anche i civili . Nei giorni seguenti quelli che poterono sfollarono nei dintorni . I nonni andaroni a Cimavalle nei pressi del Santuario. Solo che la guerra doveva durare cinque anni e noi dopo circa dieci giorni con la capitolazione della Francia rientrammo in città pronti a rifugiarsi nelle gallerie del treno sulla deviazione per Torino da sempre in costruzione.

Con il 1940 e la guerra era finito un modo di vivere , avremmo visto solo cose terribili e tristi. Ebbi un breve escursus nel 1941 di cui ricordo lunghe teorie di automezzi e soldati dell’esercito che stazionavano sul Corso Ricci in attesa d’imbarco per la guerra d’Africa verso un’oscuro destino . Molte famiglie, spesso con figli già in guerra, ospitarono per giorni quei soldati. Noi che avevamo la casa grande ci toccarono due giovani ufficiali.

Avrei rivisto il mare solo nel 1945.

Aree verdi

venerdì 9 novembre 2007

Ho letto dalle informazione comunali, la proposta di collaborazione per le rotatorie e delle aree verdi. Questo argomento mi ispira, per segnalare che anche con il parco DE Gasperi si potrebbe procedere nello stesso modo, dandolo in gestione, per potere far funzionare la struttura, e non nell’abandono: vedi servizi igienici, laghetti, cani e  adulti che vanno in bici. E tanto altro, scrittura sui muri e siringhe per terra.

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Uno dei tre laghetti

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Divieto alle bici specie se si è adulti

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Senza commento

Antichità che scompaiono

giovedì 8 novembre 2007

Ultimi giorni di vita per un’altra antica cascina di Settimo: Cascina Borniola. Chi vuole vederla deve affrettarsi poichè è stata decisa la cartolarizzazione, brutta parola inventata di recente ma che significa la fine per questo edificio, poichè chi lo acquisterà sicuramente non lo destinerà più per ciò che è stato costruito e per le funzioni svolte nei quasi 500 anni di esistenza ma lo spianerà per costruici sopra un capannone industriale che poi forse fra 5 – 6 anni verrà abbandonato per mancanza di commesse.

Borniola

Borniola 2
Una giterella in bicicletta vale la pena.

Nando