Seto,me pais
Meglio cittadini o meglio paesani?
Quando eravamo “paculin” si viveva in un altro mondo, non si può dire che non si aspirasse ad un tenore di vita migliore, come d’altronde è al giorno d’oggi, solo che le esigenze erano diverse: un lavoro stabile al primo posto, l’abitazione in proprietà era un sogno che la maggior parte della gente non osava neanche pensare perchè irraggiungibile con i salari di allora, forse la necessità più realizzabile era poter avere una bicicletta. Ecco che allora alla domenica nella bella stagione comitive di ciclisti si sparpagliavano per la campagna e lungo le rive del Po o fino al Malone e anche all’Orco con un panino o uova sode, una chitarra e tanta allegria.
Quando non esisteva ancora l’acquedotto, le falde non erano ancora inquinate e ogni casa aveva la sua pompa con tanta acqua a disposizione a gratis e non si pagava neppure la tassa sui rifiuti urbani perchè non esisteva la raccolta, ogni casa provvedeva a smaltirsi i propri rifiuti differenziando a monte, cioè raccogliendo tutto ciò che non era organico il quale veniva venduto agli stracciai che comperavano ferro, alluminio, ottone, rame, stracci, ossa, vetro ecc., la carta non si vendeva, si metteva a bagno nell’acqua fino ad ammorbidirla per poi appallottolarla ed essicarla ed infine usarla come combustibile, l’organico veniva gettato in “tampe”, di cui ogni casa era dotata, ed usato come fertilizzante negli orti.
Nei pomeriggi, durante la bella stagione, girando per il paese si potevano vedere gruppetti di donne sedute all’ombra su delle panche a rammendare o a fare la maglia approfittando per raccontarsi quanto succedeva nella borgata.
Alla sera dopo cena le strade si animavano e si formavano dei punti fissi di ritrovo dove si scambiavano notizie o ci si rimbeccava tra tifosi juventini e torinesi. I più anziani raccontavano aneddoti che magnetizzavano i giovani e le ore passavano così veloci che non si avrebbe mai voluto andare a dormire.
I ragazzini avevano il compito di procurare bracciate di fieno che asportavano dai carri che tornavano dai campi, che servivano a fare del fumo per tenere lontano le zanzare.
Quando nelle sere d’estate mi trovo a passare per via Torino mi assale la malinconia vedendola deserta e il pensiero inevitabilmente corre a quel tempo quando brulicava di gente e di socialità.
Perfino il cielo abbiamo perso, ricordo lo spettacolo a cui assistevo quando,bambino, coricato nell’erba contemplavo il firmamento stellato, una stella vicino all’altra, luminosissime.
Sicuramente il mio parere sarà diverso da quello dei giovani attuali ma giudicando quello che abbiamo perso, guardando queste due foto scattate dallo stesso punto a distanza di sessanta anni, io preferisco Settimo “paese”.
Nando
26 maggio 2008 alle 16:27
Nando, mi hai fatto venire un’ombra di malinconia leggendo i tuoi ricordi.
Anche nel mio borgo, da bambino, (anche se era in Torino, barriera di Nizza) esisteva quello stesso tipo di “socialità”, ci si conosceva tutti e si viveva più, molto più, semplicemente.
Ma ormai sono tempi andati, cerchiamo di goderci quel che di buono ci offrono i tempi attuali.
Sergio
26 maggio 2008 alle 17:32
Nando, quello che siamo noi oggi è anche il frutto del nostro passato,ma è nostro dovere guardare al futuro perchè è quello che abbiamo davanti a noi e possiamo costruire ancora molto.
Come donna ripensando alla vita delle nonne non rimpiango proprio nulla; per socializzare, avere un ambiente gradevole intorno a noi dipende solo da noi stessi, ma dobbiamo impegnarci e circondarci di persone a noi consone.
Un saluto
Graziella
30 maggio 2008 alle 23:13
Si stava meglio quando si stava peggio, sembra questo il tuo pensiero, o forse perchè la giovinezza è passata?
Ciao, Gianky.
1 giugno 2008 alle 13:44
Ti dò ragione in tutto quello che scrivi, ma i tempi cambiano, el’evoluzione corre veloce più di noi.
Ciao MIchele
1 giugno 2008 alle 16:15
Nando,indubbiamente hai vissuto una bella infanzia ed una felice adolescenza per sentire ancora aggi così vive le sensazione che hai descritto. Mi hai commosso.Ciaooo
4 giugno 2008 alle 16:34
sono della circ.5. ho visitato il vostro blog e mi sono imbattuta in questo nostalgico racconto. Tu hai saputo raccontare con molta sensibilità ed efficacia i tuoi ricordi. Ricordi che tutti noi abbiamo.
Mi voglio riferire a Sergio: anch’io arrivo dalla Barriera di Nizza e confermo che anche se eravamo in città, nelle vie ci si conosceva tutti e sembrava di essere in una grande famiglia.
Che bella la barriera di Nizza…
8 giugno 2008 alle 14:05
Bei tempi,li rimpiangiamo, facevamo il bagno e l’acqua era pulita(ora è inquinata): Giocavamo per le strade, ora le macchine ci hanno sfrattato e fanno da padroni.
8 giugno 2008 alle 14:06
Bei tempi,li rimpiangiamo, facevamo il bagno e l’acqua era pulita(ora è inquinata): Giocavamo per le strade, ora le macchine ci hanno sfrattato e fanno da padroni. Che fine faremo?
2 dicembre 2008 alle 11:56
Ciao zio Nando!
ma guarda un po’, girovagavo così qua e là e cosa ho trovato?
Ho trovato i tuoi ricordi, di cui mi avevi già parlato, e ti ho riconosciuto prima ancora di leggere la firma!
Allora ho curiosato un po’ e ho trovato anche l’erba per la frittata che mi piace tanto, che tu mi hai già dato, ma che qui non ha attecchito per niente… Ho visto anche zia Edda insieme al vostro gruppo di amici.
Bello, mi ha fatto un gran piacere!
Ora che vi ho trovati, continuerò di tanto in tanto a farvi visita qui; se ti va, continua ad inserire foto del presente e del passato, le vedrò sempre molto volentieri.
P.S. Quanto tempo è che hanno coperto il Freidano? Mi pare di ricordarlo, è possibile?
Un abbraccio
Wanda