Altri tempi > suta la tur
Ricordi di altri tempi.
Da sempre i ragazzi di Settimo si ritrovavano nel tempo libero a giocare in piazza fino a quando un brutto giorno la vita cambiò radicalmente le abitudini, arrivò il progresso con le automobili a invadere piazze e strade, la televisione, la piscina, la palestra, il tennis, il calcio…, no, il calcio esisteva già ai miei tempi ma non c’era l’obbligo come adesso di recarsi all’allenamento quotidiano, allora tutti i momenti erano buoni per correre dietro a una palla per divertimento, ci si contava poi si divideva per due e fossimo stati in ventidue o fossimo stati in ventisei era la stessa cosa, si cominciava la partita infinita, senza tempi, fino all’esaurirsi del tempo libero e dei partecipanti, perché c’erano anche i compiti da fare.
La piazza Vittorio Veneto, “suta la tur “, era il luogo ideale poiché aveva la caratteristica di essere sterrata e senza traffico ma con un piccolo inconveniente che però non impensieriva di certo i ragazzi di quel tempo: era fiancheggiata da un canale, il Freidano, che serviva ad azionare le macine del mulino situato in fondo alla piazza, Il canale aveva una larghezza di parecchi metri ed era sempre pieno d’acqua che a monte della piazza ne usufruivano i numerosi lavandai situati lungo il canale, l’attuale Viale Piave. Puntualmente il pallone finiva nel canale ma bastava scavalcare la ringhiera di un ponte e afferrarlo al suo sopraggiungere trasportato dalla corrente, manovra consolidata nel tempo, senonché un bel giorno, anzi un brutto giorno, un ragazzo di nome Renzo Coggiola scavalcava la ringhiera si afferrava ad una sbarretta e si sporgeva sull’acqua, come si faceva in quei casi, ma la sbarretta con uno schianto si ruppe e tra le risa di noi incoscienti, cadde in acqua annaspando per vincere la corrente ed evitare di essere trascinato sotto il ponte che in quel punto formava un tunnel di una cinquantina di metri per terminare poi fra le pale del mulino, A scuoterci da quel momento che ci era sembrato comico giunsero le grida di una signora che aveva assistito alla scena, la mamma di Francesco e Luciano Amore, anche loro partecipanti con noi, che ci sollecitava ad aiutarlo e dargli una mano per guadagnare la riva e la salvezza.
Era inverno, i mucchi di neve contornavano i lati della piazza, fu una vera fortuna che quel giorno non sia finito in tragedia e con l’aiuto della signora Amore, che subito aveva provveduto a cambiargli gli abiti bagnati, Renzo non si prese neanche un raffreddore.
Nando
27 aprile 2013 alle 12:08
Noi (giovani) ci ricordiamo di quando sotto la Torre era visibile il Freidano ,che nostalgia di quei tempi!!!!!!
27 aprile 2013 alle 22:12
e alla domenica in questa piazza si svolgeva il mercato, alla festa di Settimo arrivavano le giostre che noi bambini aspettavamo tutto l’anno….bei tempi!
30 aprile 2013 alle 09:28
io la conosco da poco, ma è sempre bello sapere com’era una volta la vecchia Settimo.
1 maggio 2013 alle 12:15
Ciao Nando, non sono settimese, ma come se lo fossi. Trapiantata in questo paese da tempi piuttosto remoti, ricordo con esattezza questi particolari.