Settimo che non c’è più

Settimo come era…
Su tutte le pubblicazioni degli storici settimesi si legge che a Settimo esisteva, in zona provinciale, una chiesa dedicata a San Salvatore ma nessuno è ancora riuscito a localizzarla. Io un’idea ce l’avrei. Negli anni della mia fanciullezza, precedentemente alla costruzione del villaggio FIAT, via Caboto terminava in un fosso dove scorreva acqua derivante dalla Bealera del mulino, oltre il rio tutti campi coltivati ma quello che per me è sempre stato un enigma è che una cinquantina di metri oltre il ruscello sorgesse un rettangolo di terreno incolto, sopraelevato rispetto ai campi lavorati, dove noi ragazzi ci rifornivamo di rami di acacie senza spine, “gasie mate”, che usavamo come spade per fare la “scherma”, gioco molto in voga a quel tempo. La domanda che mi son sempre posto fin d’allora è il perché i contadini non coltivassero quel piccolo pezzo di terreno conoscendone la fame di terra che esisteva in tempo di guerra e anche dopo. Oggi ragionandoci su mi vien da pensare che di padre in figlio, generazione dopo generazione, non avessero mai messo le mani su quel terreno proprio perché in quel luogo nei secoli precedenti sorgesse la chiesa di San Solutore, perciò intoccabile. Da ricordare che durante la costruzione delle case Fiat vennero alla luce alcune tombe e come si sa in passato erano usuali le sepolture nei pressi delle chiese.

Nando

Scrivi un commento