Libia, rivolta in attesa
“L’inevitabile non accade mai, l’imprevedibile sempre” diceva Keynes. L’atteggiamento di chi considera lo svolgimento delle cose future un copione inevitabilmente già scritto è l’atteggiamento dei conservatori, con tutto il sussiego di chi crede che le cose umane siano sempre andate in un certo modo e sempre andranno nello stesso modo”.
Questo è il genere di atteggiamento che l’Europa tutta ha avuto particolarmente verso i popoli arabi: “inevitabile” la staticità dei regimi egiziano, tunisino, libico; “inevitabile” la presunta immaturità dell’opinione pubblica araba; “inevitabile” una certa misura di autoritarismo, per gente sempre così influenzabile dalla religione e da altri atteggiamenti irrazionali.
Questo paternalismo criptorazzista, da un lato non spiega nulla dei Paesi arabi, che sono società complesse, con un accumulo millenario di culture e competenze, con gusti e stili di vita così civilmente mediterranei, con una storia politica sfortunata e con un processo di costruzione istituzionale giovanissimo, di pochi decenni. Dall’altro lato, spiega bene l’ideologia europea (nel senso più vero e classico della parola, cioè quello della falsa coscienza che maschera interessi e profitti): lasciare i vicini di casa arabi nell’arretratezza, ha consentito di gestire affari, petrolio, vendite di armi.
Naturalmente, c’era un modo migliore, non solo sul piano morale, ma anche su quello dell’efficienza: per esempio, pagare 5 miliardi di euro a Gheddafi per arginare una presunta ondata di clandestini, facendosi complici di un regime autoritario e delle sue molteplici violazioni del diritto e dei diritti, era una buona idea solo nella testa di un leghista, con tutti quei denari si poteva mettere a regime un sistema di controllo dei clandestini umano, efficiente e trasparente (e anche di doverosa accoglienza dei profughi e dei rifugiati spinti da reali ragioni di protezione umanitaria e di violazioni dei diritti umani!). Ma non potevamo aspettarci intelligenza dai leghisti, né serietà da Berlusconi e dal suo passacarte Frattini: capirai, qualche volenteroso diplomatico avrà pure messo nella cartella le carte sui diritti umani, sui problemi strategici, ma quello gli ha raccontato dell’harem, del bunga bunga, ed è finita in caciara…
Dobbiamo però ammettere che i conservatori europei hanno avuto i loro migliori alleati nei riformisti europei, che non hanno sostenuto con la dovuta convinzione nessuna riforma. Anche il socialismo europeo ha dato per assunto quella “inevitabilità” della condizione dei popoli arabi che inevitabile non era.
E allora quei popoli hanno fatto da soli (meglio!). Che cosa, le riforme? Ma no, hanno fatto la rivoluzione, proprio così! Tra conservazione e riforme, non ve lo ricordavate forse, ma c’è anche quest’alternativa. E’ l’imprevisto della Storia che costringe a cambiare punti di vista e a riconsiderare in tutta fretta i nostri elenchi di cose inevitabili.