spettacolo ragazzi spazio giovani

3 maggio 2007

dscf0570.JPGdscf0572.jpg

Lunedì 30 aprile alle ore 21, presso l’area mercatile di via Einaudi, si è svolto lo spettacolo teatrale dei ragazzi dello Spazio giovani, appartenenti alla Parrocchia San Giuseppe Artigiano.

Titolo dello spettacolo: “Paura e prepotenza non fermano la provvidenza”.
Il pubblico presente, non numeroso, assiste allo spettacolo dei “Promessi Sposi” ambientato ai giorni d’oggi.
Hanno collaborato alla stesura del testo teatrale: Elena Ruzza e Yasmine Pochat. L’argomento dello spettacolo erano la paura quotidiana per la perdita del posto di lavoro, e le prepotenze che vengono subite tutti i giorni. Il pubblico applaude i ragazzi per lo spettacolo toccante… ma alle 22.15 viene sospeso per il sopraggiungere della pioggia. I ragazzi si sono proposti di ripetere lo spettacolo nel salone teatrale della Parrocchia in data da stabilire.




Parco fluviale

3 maggio 2007

   p4250094.JPG       p4250095.JPG  

  p4270096.JPG      p4270097.JPG

   
Al parco fluviale è quasi ultimato il collegamento con la pista ciclabile che porta a San Mauro lungo la sponda del Po. E’ un bellissimo percorso e al mattino è possibile vedere dei piccoli leprotti che corrono lungo la strada.
Purtroppo mentre si completano questi lavori, altri sono sempre in corso; si tratta della distruzione da parte di vandali e di incivili dei barbecue e della rottura dei rami di alcuni alberi. 




PANE, PACE E LAVORO (seconda conferenza)

2 maggio 2007

Seconda conferenza tenutasi lunedì 30 aprile dal titolo: “IL MUTUO SOCCORSO E IL FASCISMO”

Silvio Bertotto presenta il relatore DIEGO ROBOTTI, specialista in mutualismo operaio, il quale iniziando la conferenza dice che ogni Associazione di Mutuo Soccorso è a sè, una diversa dall’altra.

Le prime associazioni sono nate nell’800 con lo Statuto Albertino (1848) che consentiva di riunirsi in associazioni non sindacali.
Sono nate spontaneamente dall’esigenza dei lavoratori, tutti volontari, che se per motivi di malattia o infortunio non potevano lavorare, di conseguenza non guadagnare e quindi di non poter tirare avanti.
Le Associazioni venivano regolate da degli Statuti che prevedevano il versamento di una giornata di lavoro (in media circa una lira), in modo che in caso di malattia o infortunio, l’operaio veniva remunerato, però per un periodo limitato per evitare di andare in rosso, c’erano forme di controllo per assicurasi che non ci fossero dei “lavativi”.

Nella seconda metà dell’800 le Associazioni di Mutuo Soccorso divennero le associazioni più numerose, anche con più iscritti.
Un fine delle Associazioni era quello di alfabetizzazione degli operai, in modo che sapessero fare almeno la firma, promozione allo studio, anche dei figli degli operai.

Con l’assestamento dei bilanci, quindi con degli utili, si crearono le sedi delle Associazioni, dove si organizzavano balli, lettura di giornali e qualche libro da leggere, anche a casa (prime biblioteche).
Con i proventi dei balli, del vino venduto, si riusciva a pagare una specie di pensione agli associati anziani (pochi) che non potevano più lavorare.

Alla fine della guerra 1915-1918 si nota un cambiamento notevole, anche nella politica, tanto che i fascisti (1922) attaccarono delle sedi di Associazioni di Mutuo Soccorso.
Per poter controllare le Associazioni di Mutuo soccorso, esce un decreto Regio che pone un controllo dello Stato sulle Associazioni.

Nella carta del lavoro (1926) era prevista una forma di previdenza per ogni categoria di lavoratori.
Nascono altre Associazioni che sono le Opere Nazionali del Dopo Lavoro (associazioni fasciste) che organizzano le attività: balli, gite, pranzi, ecc…
Nel 1935 il fascismo obbliga le Associazioni di Mutuo Soccorso ad avere nel suo interno le Opere Nazionali del Dopo Lavoro, in modo da avere una sua organizzazione all’interno delle Associazioni di Mutuo Soccorso.

A Settimo Torinese la prima Associazione deli operai nasce nel 1852, le quote erano dimezzate rispetto alle altre Associazioni; nel 1880 nasce l’Associazione dei Militari, che erano reduci di guerra; nasce anche la prima Associazione di Mutuo Soccorso di donne, perchè esse non potevano essere socie nelle altre Associazioni che erano solo maschili.

Oggi tutti i lavoratori dipendenti e pensionati pagano obbligatoriamente una percentuale in busta paga o sulla pensione, in modo che quando si è malati o infortunati, le giornate perse vengano remunerate ugualmente (non è cambiato molto da allora).
Meno male che è così, altrimenti quante persone non potrebbero permettersi di andare dal dottore o di comperare le medicine o pagare l’ospedale.
Si può ancora sicuramente migliorare, l’importante è anche non “mangiare a sbaffo” alle spalle della “Associazione di Mutuo Soccorso” e quindi a danno di chi ne ha veramente bisogno.

Gianky




1 maggio a Torino

1 maggio 2007

dscn2042.JPG

dscn2041.JPG

dscn2035.JPG

dscn2021.JPG

dscn2023.JPG




Personaggi. Quelli del Caffè Pagliero n° 2

1 maggio 2007

11-17-22 ! Non è un terno da giocare al lotto, ma bensì gli anni di nascita di tre vispi…. anziani ( non dico giovanotti perchè sembrerebbe di prenderli in giro, ma neanche vecchietti, perchè loro non lo sono affatto ), tre personaggi anche loro assidui frequentatori del Caffè Pagliero.

Il primo, classe 1911, novantasei anni tra poco più di un mese, è Beppe Garino.
Settimese DOC ricorda fatti, luoghi, persone e ne parla come fossero cose dell’altro ieri e non di 70-80 anni fa.
Un giorno o l’altro mi farò raccontare un pò della sua vita e, se mi darà il permesso, spero di riuscire poi a sintetizzarvela. Per ora ve lo descrivo solo.

Ne grasso ne magro, piglio deciso, dritto nella persona, sempre vestito con proprietà,  camminata spedita.
Ha il bastone, ma si direbbe che lo porta per vezzo, lo impugna con mano leggera e non ci si appoggia; quasi a voler dire che è lui, Garino, che porta a spasso il bastone e non il bastone che aiuta lui.
Legge, beato lui, senza l’ausilio degli occhiali, la sua voce è ancora chiara e stentorea.
Ho avuto occasione di sentirlo leggere il discorso commemorativo ai caduti in occasione di un 4 Novembre, in piazza e sotto la pioggerellina e non c’era bisogno del microfono.
Magnifico modo di invecchiare!

Il secondo, classe 1917 è Oreste Regis, il”Ragioniere”. Anche lui con una memoria di ferro, tifoso del Toro e strenuo difensore delle sue convinzioni, qualunque esse siano.
A chi gli fa i complimenti per l’età, lui risponde ” Io non sono esagerato, a Lui – e fa un cenno verso il cielo con con la mano – chiedo sempre solo un anno per volta. Lui a una richiesta così bassa non fa neanche caso, così io tiro avanti”.

Ex Dragone del Nizza Cavalleria, Oreste in effetti deve essere veramente indistruttibile e vi spiego il perchè.
Tre o quattro anni fa, verso la fine di Novembre, stava percorrendo la strada Cebrosa a bordo della sua seicento, quando un TIR lo tamponò violentemente mandandolo fuori strada, direttamente dentro la roggia che scorre a lato della strada.
Fortunatamente l’auto non si capovolse, altrimenti sarebbe annegato, rimase però intrappolato dalle lamiere con l’acqua, gelida, che gli arrivava al petto.
Un’ora dopo i pompieri, dopo aver tagliato il tettuccio dell’auto, riuscirono a tirarlo fuori e a portarlo al pronto soccorso.

Ci crederete? Non prese neanche il raffreddore!
Faticò qualche tempo a rimettersi della botta alla schiena e a una gamba, ma, sempre circolando si rimise del tutto in forma.

Il terzo, il più giovane, classe 1922, è Nino Fassio. Dei tre è quello un pò più malfermo sulle gambe e il bastone lo usa, ma anche lui a cervello non scherza.
E’ nato a Lamporo, nel vercellese, ma è arrivato a Settimo all’età di 4 anni, per cui mi permetto di collocarlo tra i settimesi DOC. Carattere dolce e gioviale, amante della lirica, non solo come spettatore ma anche come protagonista. E’ infatti “anche” un tenore e non disdegna ancora adesso di esibirsi in occasione di qualche spettacolo, tipo quelli organizzati da Valerio Pagliero.

Ho detto ” anche tenore”, perchè il nostro Fassio tutte le settimane ha la sua rubrica fissa sul giornale “La Nuova”, ove racconta fatti e personaggi della Settimo che fu, per cui è anche giornalista.

E’ stato per anni titolare di una officina per lavorazioni meccaniche e a volte ci piace parlarne perchè sia lui, per la sua attività, sia io, per il mio lavoro, abbiamo ricordi di persone conosciute da entrambi.

Inoltre, prendendolo bonariamente un pò in giro, io la chiamo ” ingegnier Fassio”, perchè il mio ultimo direttore era suo omonimo e, appunto, ingegnere.
Altro grande merito di Nino è quello di essere il nonno ( buon sangue non mente ) della nostra bravissima pianista Ilaria Schettini.

Questi tre personaggi, per la loro età, per la loro verve, per lo spirito e la forza che emanano, fanno pensare che l’aria che si respira o le consumazioni che si….consumano nel caffè Pagliero, siano in qualche maniera una specie di elisir di lunga vita.




PANE, PACE E LAVORO

26 aprile 2007

In occasione della ricorrenza del 25 aprile, il Comune, l’A.N.P.I., la CGIL e l’UNITRE di Settimo, hanno organizzato una serie di incontri con titolo:

PANE, PACE E LAVORO
il contributo del movimento operaio alla lotta di liberazione

nelle seguenti date:

Lunedì 23 aprile 2007 – ore 15,30
“Gli scioperi del 1943 e 1944 nel Torinese”
Relatore: SILVIO BERTOTTO, studioso di storia del Piemonte

Lunedì 30 aprile 2007 – ore 15,30
“Il Mutuo soccorso e il fascismo”
Relatore:DIEGO ROBOTTI, studioso di storia del mutualismo

Lunedì  7 maggio 2007 – ore 15,30
“Il movimento sindacale nella Resistenza”
Relatore: CLAUDIO DELLA VALLE, Presidente dell’Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea

Gli incontri si terranno nella Sala consiliare del Comune di Settimo Torinese, ingresso libero

Nel primo incontro, già avvenuto, il presidente dell’A.N.P.I., aprendo la seduta, ha ribadito che lo spirito dell’associazione è la libertà, poi ha preso la parola la presidente dell’UNITRE, ha ricordato che negli anni precedenti, ci sono stati incontri con alcuni protagonisti della resistenza, cioè i partigiani, che hanno lottato per la libertà.
Per gli anni successivi si pensa di portare questi incontri, se possibile, anche nelle scuole medie, affinche non si perda la memoria.

Di seguito Silvio Bertotto parlando degli scioperi iniziati nel marzo 1943, maturati alla fine del 1942, fecero emergere la crisi del fascismo.
I fatti che fecero maturare gli sciopreri  iniziarono con il bombardamento di Torino da parte della RAF nel novembre del 1942, bombardamenti che continuarono sino all’11 dicembre, migliaia le vittime e feriti.
Iniziò lo sfollamento dalla città nei paesi vicini, a Settimo T.se , che contava circa 10.000 abitanti, ne arrivarono circa 2.700.
Il 2 dicembre 1942, in un discorso agli Italiani, Mussolini dice che ci saranno ancora tempi più duri, infatti a Torino e Settimo cominciarono a mancare i generi alimentari.
Un’ordinanza del governo dava un’indennità ai lavoratori sfollati, perchè dovevano andare in città a lavorare e poi tornare fuori città, ma non ai residenti in città, ovviamente ai residenti la cosa non andava bene.
Il 5 marzo 1943 cominciano gli scioperi, gli operai Fiat si fermano, il 13 marzo gli scioperi si estendono anche in altre parti del Piemonte, il 23 marzo si sciopera anche a Milano.
Una legge del 1926 vietava gli scioperi, le sanzioni sono pesanti, 1.000 lire di multa (più di un mese di lavoro) fino all’arresto.
Dai verbali di polizia non emerge che gli scioperi erano di natura politica, ma la conseguenza di mancato aumento dei salari (vista l’inflazione che c’era), l’indennità riconosciuta agli sfollati e non ai residenti in città, la richiesta di pace e fine della guerra.

Inizia la resistenza.

Nell’estate del 1943 altri bombardamenti su Torino che causarono molti morti, nuovi scioperi per chiedere l’uscita dalla guerra.
1 marzo 1944 sciopero generale, i padroni per evitare altri scioperi mettono in ferie forzate gli operai con la scusa che manca l’energia elettrica, ma gli scioperi vengono fatti ugualmente, la repressione è molto dura, persino con la deportazione nei lager.

Ha chiuso la conferenza il dirigente della CGIL, il quale ha detto che i sindacati c’erano ma agivano in clandestinità, perchè il fascismo aveva messo fuorilegge sindacati e gli altri partiti.

Sicuramente erano tempi duri e cupi, di dolore e rabbia, adesso, se uno ci pensa, sono rose e fiori, proprio per questo, per continuare a migliorarsi sempre di più, non bisogna dimenticare ma ricordare, per non commettere gli stessi errori del passato.

Gianky




Musica che passione n° 2

25 aprile 2007

Anche Domenica 22 Aprile è stata una domenica musicale alla Suoneria. Sempre organizzata, in modo impeccabile, dall’Associazione Musicale Culturale “Preludio Ensemble” e sempre presentata dalla nostra bravissima Ilaria Schettini.

Questa volta si sono esibiti un pianista, Stefano Romani e una cantante, la mezzosoprano Ida Maria Turri. Anche questa coppia di artisti sono una coppia anche nella vita , marito e moglie, come quelli della volta scorsa.

Il loro spettacolo aveva per titolo “Volo Italia U.S.A … durata 60 ninuti”.
La signora Turri si nomina pilota di un aereo che partendo da Roma (penso),  sorvola diversi stati europei, l’oceano, sino ad atterrare negli U.S.A e, ogniqualvolta sorvola uno stato canta una canzone o un brano lirico nella lingua del paese sorvolato, intervallata ogni tanto da sonate per solo pianoforte di Stefano Romani.
A lui però, la pilota dell’immaginario aereo, ha detinato il ruolo di Steward e, pur essendo un valido pianista, è stato relegato proprio in quel ruolo.

Se devo dire la verità la prima impressione, mia naturalmente, è stata di incertezza, di seminegatività. Prendo in prestito la figura di un vigile, ecco, all’inizio le avrei tolto due punti sulla patente, a lei naturalmente e spiego il perchè.

Primo perchè ha esordito dicendo” ….non lasciatevi ingannare dal mio nome italiano, io sono inglesissima ….”. Si è inglese, è nata in Inghilterra, peccato non abbia detto però che i genitori sono italiani, per cui ” inglesissima” mi sembra un pò esagerato.
Secondo perchè nel primo brano, Mattinata di Leoncavallo, vuoi perchè è un brano non molto adatto ad una mezzosoprano, vuoi perchè la voce non si era ancora “scaldata” a sufficienza, non mi è sembrata molto a suo agio.

Giudizio e due punti in meno ampiamente riscattati nel proseguo dello spettacolo.
La signora Ida Maria Turri si è rivelata non solo una mezzosoprano con i fiocchi e i controfiocchi, ma ha dimostrato una capacità interpretativa, mimica e di coinvolgimento del pubblico veramente notevole.
Il pubblico ( sempre un pò scarso in verità) ha evidentemente codiviso questo mio secondo giudizio, perchè ha accolto con un mare di applausi la fine della loro esibizione.
Non mi rimane che cancellare la penalizzazione e dire … Bravi ..Bravi…BRAVA!!!

Il prossimo appuntamento è per il 13 Maggio, dove finalmente la nostra Ilaria Schettini si esibirà al pianoforte in coppia col violinista Paolo Giolio, anche lui apprezzatissimo abituè  di queste manifestazioni.




Parliamo di UNI 3. n° 2

23 aprile 2007

Come promesso, o minacciato, eccovi la seconda puntata di ” parliamo di UNI 3″. Questa volta per presentarvi le mie poesie.

Non ho detto l’altra volta che questo è il 3° anno che partecipo al concorso” Premio San Valentino” e che ho avuto la fortuna di prendere sempre il primo premio.
Le mie poesie ( o pseudo tali ), sono in dialetto piemontese, più o meno seriose e sempre scritte di getto.

Il mio piemontese scritto è piuttosto ” maccheronico “, perchè, come certamente sapete, scrivere in piemontese è molto difficile, la sua ortografia mi è ancora piuttosto misteriosa, perciò spero che scuserete i miei errori.
Oggi vi proporrei quelle dei due primi anni.

Mi sai nèn scrive d’amor

Mi l’hai mai scrivù d’amor,
son mai stait bon a felo.
Fòrse e son mai ciàma-me;
còsa l’é l’amor?
Forse l’hai mai conossulo?

Forse l’amor a esist nen?
Nò!…A peul pa esse vera.
Nò!… A l’è pa parèj.
L’amor ajé, as tròva,
as vèd an mila manere diverse.

Ajé col per na dòna, l’ pì cantà.
Ajé col per i fiòj, per i parent,
per la libertà, per Nossgnor.
Ajé col ampetoos del giovo che te sbòr-nia,
che a sterma darè a l’ombra dl’amà
tut el bel e el brut del creà.

Ajé col madur, quasi rasonà,
ch’a smija che a calcola l’ prò e l’ contra:
Ajé col dl’ansian, forse l’ pì bel, l’ pì sentì,
col ch’a scaoda el cheur, ma sensa brusè,
col che malgradò dij maleur at fà rinverdì le primavere,
col che, fin-a ch’a dura, t’ ridà la vòja e la gòi d’vive,
col che quand a finiss, soens, et finisse con chiel.

I l’hai mai scrivù d’amor…
perchè son maj stait bon a felo,
ma an piasria pudej dì che…
anche mi e son stait an’amorà.

Questa era la prima, la seconda si intitola

L’amor esaorì.

Penso pròpi d’aveij esaurì l’amor,
o fòrse l’è l’amor ch’a l’ha esaorime mi!
Ste ciuto, parlè pi nen ad cola ròba lì,
ò perlòmeno, parlene pi nen con mì,
l’amor a l’è esaorisse, l’amor a l’è finì.

Che pas, che sògn, che tranquillità,
pi nen preòcopese d’avei caidun tacà.
Podei fè lòn ch’it vòle, qoandi e con ch’it vòle,
che bel stesne tranquil, pasià, la nòit e ‘l dì,
pensanda, ò cherdenda, che l’amor a sia finì.

Ma purtròp a basta pòch, basta na splua,
basta na fiamela ‘d in cit brichetin
ch’a-nlumina per n’atim an bel facin
che at manda, malisiòss, ne sgoard an pò asasin
che, eccò…. l’amor ch’a smiava asaorì
a goariss, a rinass, a divampa, a l’è torna lì.

E mi chi pensava d’aveij pi niente da dì
a l’è name an pensè an testa e son torna sì.
I son torna sì a ciameme còsa a l’è l’amor,
se a l’è na còsa bela, na giòia ò an dolor,
se a l’è mach an fastidi, se a l’è mach an sagrin,
se a l’e meij che a sia viu, o le meij che a sia esaorì.

Vi ringrazio della pazienza e, se qualcuno, più esperto di me nel piemontese, volesse correggermi gli errori, lo faccia senza timore, io lo ringrazio già sin da ora.




Spazio giovani

22 aprile 2007

spaziogiovanidscf05482.jpg
Nell’ambito del borgo provinciale di Settimo torinese, un gruppo di giovani con il patrocinio di “Don Teresio” della Parrocchia San Giuseppe Artigiano e di Settimo informa giovani, si è creata  un’aggregazione chiamata “Spazio giovani”. I ragazzi vogliono richiamare l’attenzione verso altre parrocchie e altri giovani che hanno voglia di aderire a questo progetto senza scopo di lucro ma bensì per la formazione e socializzazione dei giovani nella vita quotidiana. Don Teresio ha dato la disponibilità di un locale che i giovani hanno ristrutturato con i loro mezzi auto finanziandosi (con qualche spettacolo nel salone del sotto chiesa). Con il ricavato hanno comperato dei tavoli e delle sedie, che sono servite per l’apertura di un piccolo “bar” dove possono incontrarsi per fare amicizia, scambiarsi idee, opinioni e le loro esperienze giovanili nel contesto scolastico, culturale e nel mondo lavorativo. Questi giovani hanno lo scopo di aiutare dei ragazzi in difficoltà scolastica e di inserimento con i loro coetanei. In questo locale possono accedervi anche giovani coppie con i propri figli durante l’apertura in modo da socializzare tra loro.




Rotonde

18 aprile 2007

C’era una volta “il Paese dei Campanelli”, oggi c’è anche “il Paese delle Rotonde”. Settimo!
Stanno spuntando come funghi, ovunque ci siano incroci, più o meno trafficati, od ove ci siano rettilinei lunghi a sufficienza ad indurre gli automobilisti ad aumentare la velocità di crociera.

Premesso che io non sono assolutamente contrario alle rotonde, vorrei solo che, come appunto i funghi, fossero rapide a spuntare ma anche a crescere e a essere pronte all’uso.
Prendiamo ad esempio quella, bellissima, all’incrocio tra via Torino con corso Piemonte e via Raffaello, iniziata ai primi di luglio 2006, aperta al traffico a metà novembre 2006 e ad oggi (metà aprile 2007) non ancora sistemata, messa, come si suol dire, all’onore del mondo.

Sono solo da sistemare le aree verdi e gli impianti di irrigazione. Allora si che sarà veramente “bellissima” (senza ironia). Funzionale lo è già.
Io che ci abito proprio a fianco, a volte mi ritrovo a guardare il traffico dal balcone e lo vede scorrere tranquillo e, soprattutto, silenzioso.

Infatti, eliminando il semaforo, si sono eliminate acellerate e frenate improvvise, suoni di clacson di tutti quei cretinetti impazienti che non tollerano due decimi di secondo di ritardo nello scattare, al verde, della vettura che li precede.

Ora dovrebbero cominciare i lavori delle rotonde di via Torino con via Regio Parco e corso Agnelli e l’altra, 100 metri più avanti, sempre in via Torino con via della Repubblica.
Ho visto la planimetria sul cartello esposto all’inizio della rotonda precedente, mi sembrano funzionali.
Spero che una volta terminate lo siano veramente. Non vorrei però dover aspettare una vita per poterlo verificare.