Ricordi di un tempo che fu

Abitavamo a Torino, tuttavia le famiglie di entrambi i genitori e tutto il parentado erano liguri di Savona.Ciò mi poneva in uno stato di vantaggio poichè in quei tempi(1936) in cui pochi se lo potevano permettere avevo la possibilità di andare al mare per lunghi periodi presso i nonni materni. Il nonno, ex sottuficiale dei carabinieri, al tempo del passaporto rosso,aveva lasciato l’Arma si era sposato ed era immigrato in Argentina dove aveva un ottimo lavoro. La nonna, minuta e piccolina, però non riusciva ad adattarsi all’ambiente e si ammalava cosicchè nel 1900 incinta di mia madre rientravano in Italia. Aveva poi avuto altri 6 figli che aveva allevato conducendo la casa con mano ferma ed equilibrata.Non avendone abbastanza si era pure preoccupata di tirare su l’unico nipote. Risiedevano in una grande casa alla periferia di Savona in cui allora non era ancora arrivata la luce.

Io ero felice di trovarmi al mare, tutti i giorni al pomeriggio si partiva in 3-5 bambini accompagnati da una due mamme per andare alla spiaggia. La strada era lunga e qui avevo il primo impatto poichè l’unico che portava le scarpe ero io che provenivo dalla grande città. Ciò mi metteva in imbararazzo poichè loro camminavano rapidi ed io proprio non riuscivo a camminare senza scarpe come loro che le portavano solo alla festa. Al mare si faceva il bagno,poi la merendina ben fornita,dopodicè era proibito rientrare in acqua e quindi si giocava sulla spiaggia. Inutile dire che tutti sapevano nuotare bene meno io e perciò mi davo da fare per portarmi al loro livello.Piano piano incomincia ad imparare, un giorno scoprii che stavo malapena a galla e il giorno dopo mi arrischiai in acqua alta(quella che mi superava in altezza) mal me ne incolse poichè mi spaventai e fermatomi incomincia ad annaspare su e giù e a bere per fortuna che la Milli una bambina del ns. gruppetto più anziana di 2 anni e che sapeva nuotare bene se ne accorse e con poche bracciate mi spostò verso riva ove altri intervennero e mi portarono sulla spiaggia ove espellei l’acqua bevuta. Imparai che non bisogna fare il passo più lungo della gamba.Appresi a nuotare ma mi arrischiai in acque alte solo dopo aver raggiunto una certa sicurezza.

Al ritorno invece del corso Ricci talvolta si prendeva per le “crose” specie di stradette un po più larghe dei caruggi contornate da alti muri con cocci di vetro sulle sommità, dai quali spuntavano alberi da frutta che malgrado richiami e sgridate di chi ci accompagnava ci fornivano un extra di merendina con frutti prelibati.Qualche voltac’era anche il gelato. Alla domenica quando erano a casa gli uomini dal lavoro talvolta ci portavano a pescare in barca polipi ed altri pesci che le donne unitamente a teglie di farinata preparavano per la cena. Tale modo di vivere,felici e contenti, senza soldi cesso nel 194o un pò perche eravamo diventati ragazzi ma soprattutto per la guerra.

Tre giorni dopo la dichiarazione di guerra Savona subì il primo bombardamento navale dell’Italia.Il 14 giugno 1940 una squadra di navi francesi non rilevata aprì il fuoco su Savona dalle 4,26 alle4,48. Erano stati riversati sulla città circa 400 colpi da 203 e altrettanti da 138.I danni furono lievi ma vi erano state 6 vittime e 22 feriti più altre vittime e feriti a Vado..L’impatto sulla popolazione civile fu enorme, si capì subito che questa guerra avrebbe coinvolto anche i civili . Nei giorni seguenti quelli che poterono sfollarono nei dintorni . I nonni andaroni a Cimavalle nei pressi del Santuario. Solo che la guerra doveva durare cinque anni e noi dopo circa dieci giorni con la capitolazione della Francia rientrammo in città pronti a rifugiarsi nelle gallerie del treno sulla deviazione per Torino da sempre in costruzione.

Con il 1940 e la guerra era finito un modo di vivere , avremmo visto solo cose terribili e tristi. Ebbi un breve escursus nel 1941 di cui ricordo lunghe teorie di automezzi e soldati dell’esercito che stazionavano sul Corso Ricci in attesa d’imbarco per la guerra d’Africa verso un’oscuro destino . Molte famiglie, spesso con figli già in guerra, ospitarono per giorni quei soldati. Noi che avevamo la casa grande ci toccarono due giovani ufficiali.

Avrei rivisto il mare solo nel 1945.

Scrivi un commento