PENNE D’ARTISTA – SETTIMO TORINESE
Il nome di questa penna stilografica è Settimo Cielo come il nostro Blog, questo è il motivo per cui è stata posizionata a capo dell’articolo .
L’uso della penna stilografica venne introdotto in Europa a partire dalla prima guerra mondiale. Le penne stilografiche presenti sul mercato italiano venivano importate dall’America, dall’Inghilterra, dalla Germania ed erano usate principalmente da uomini d’affari. Soltanto una volta terminato il primo conflitto bellico, si inizò a produrre penne stilografiche anche in Italia. Le città destinate alla loro fabbricazione trovarono sede a Bassano, Bologna, Firenze, Vicenza e Torino.
La qualità delle prime stilografiche non era, tuttavia, paragonabile a quella d’importazione. Le ditte più importanti in tale campo furono la OMAS a Bologna e l’AURORA a Torino. Industrie che si attivarono per realizzare prodotti di maggior pregio, al fine di poter acquisire maggiori fette di mercato, dominato fino ad allora dai mercati esteri.
Anche Settimo Torinese divenne sede, verso la fine degli anni ’20, di una prima fabbrica destinata alla produzione di stilografiche: si trattava della ditta Pagliero, seguita di lì a breve dalla ditta Giacomazzi e Favetta. Le penne erano principalmente in celluloide, molte con pennino retrattile e serbatoio elastico.
La grande crisi del mercato americano, dovuto al tracollo finanziario del ’29, influenzò anche il mercato europeo ed in special modo quello italiano, determinando un netto calo delle richieste e di conseguenza delle vendite. La crisi segnò duramente il settore produttivo legato alle stilografiche, che vide una sua produttiva rinascita solo a partire da dopo il 1935.
Fu durante la Seconda Guerra Mondiale, che Settimo Torinese emerse come importante centro per la produzione di penne stilografiche, tale produzione venne favorita dalle leggi italiane che avevano vietato l’importazione di prodotti dall’estero. A seguito della notevole richiesta di stilografiche, soprattutto dalla Germania, sorsero a Settimo moltissime piccole aziende per lo più a conduzione familiare, attrezzate con piccoli torni, dove venivano impiegati parecchi ragazzi durante il periodo delle vacanze Molti operai finito il loro lavoro abituale, continuavano il loro orario lavorativo in queste piccole aziende, e anche molte casalinghe si cimentarono in questo tipo di lavorazione. Le giornate di lavoro erano anche di 12-14 ore al giorno.
Una nuova crisi si ebbe alla fine del conflitto: i tedeschi non rinnovarono più le loro richieste e molte aziende dovettero chiudere. Fu solo dopo il 1948 con i fondi erogati dagli americani per la ricostruzione economica dell’Europa e di cui anche l’Italia ne beneficiò, che alcune fabbriche più evolute nel settore, poterono ammodernare le aziende, rinnovando macchinari ed attrezzature ed offrire al mercato un gran numero di modelli accattivanti nella forma della struttura e nella qualità della stilografica. Tale periodo vide la nascita della penna a sfera, detta biro, dal nome del suo inventore l’ungherese Laslò Birò. Invenzione pratica, usata ancor’oggi da tutti noi. Anche le industrie settimesi dopo vari tentativi seppero aggiornarsi e si mobilitarono per poter raggiungere i risultati desiderati.
Attualmente a Settimo Torinese e nel suo circondario vi sono circa 20 aziende che operano nel settore delle penne ed esportano questo Made in Italy in tutto il mondo.
Per i festeggiamenti dei 50 anni della città di Settimo Torinese, il Comune ha deciso di celebrare la penna stilografica lanciando un’iniziativa, volta a riscoprire la tradizione locale legata all’industria delle penne: Penne d’Artista-Pen Parej. Con l’azienda TCG sono state costruite 50 penne stilografiche in polisterilo espanso bianco, alte 2,5 mt. La decorazione di 25 penne è stata affidata alle scuole settimesi elementari, medie, in collaborazione con alcuni artisti locali e con l’Accademia delle Belle Arti di Torino. CASARTARC (Casa delle Arti e dell’Architettura) ha curato la direzione artistica e il coordinamento dell’evento. Queste penne subiscono molti spostamenti attualmente se ne possono ammirare un gran numero nella piazza antistante l’ingresso del Municipio e per Via Italia.
Le altre 25 penne in polistirolo sono state destinate al GAI (Giovani Artisti Italiani) tramite un bando. Dipinte e reinterpretate dalle mani degli artisti sono posizionate in vari punti strategici di Torino. Con la loro mole e con il loro gradevole impatto visivo sanno divulgare a chi ancora non lo sapesse l’importanza di Settimo Torinese nella produzione della penna stilografica passata nelle mani di varie generazioni.
Qui di seguito vengono riportate alcune fotografie scattate da Luigi , per motivi di spazio ne vengono pubblicate solo alcune: lo scopo è anche di far nascere la curiosità di andare a scoprirle di persona.
22 dicembre 2008 alle 23:55
Cara Graziella,
con il tuo post hai riportato alla memoria la mia fanciullezza, anch’io ho fatto parte di quella schiera di bambini impegnati nelle penne, al mattino a scuola e al pomeriggio disseminati nelle numerosissime fabbrichette, pensa che nella via dove abitavo io, via Cristoforo Colombo e via Torricelli, vi erano ben 7 “boite”. La celluloide era molto infiammabile per cui bisognava essere accorti sia con le stufe usate per riscaldamento sia con le sigarette, infatti alcuni laboratori sono andati distrutti dal fuoco e poichè l’incendio quando si innescava era istantaneo chi si trovava all’interno non aveva scampo. La sicurezza migliorò con l’uso dell’acetato al posto della celluloide. Con l’acetato finì la lavorazione artigianale ed ebbe inizio la produzione industriale.
Adesso mi hai messo la curiosità, devo sbrigarmi ad andare alla ricerca di queste 50 penne disseminate sul territorio prima che vengano ritirate, visto l’approssimarsi della fine dei festeggiamenti del 50°.
Ciao.
Nando