Archivio della Categoria 'Settimo come era'

Vecchia Settimo

domenica 7 ottobre 2007

Settimo antica.
A volte mi soffermo a meditare su quanto poco coerenti siamo noi gente del 2000.
Quando, eseguendo lavori di edilizia o scavi per condutture ci si imbatte in qualche traccia di antiche costruzioni, giustamente si bloccano i lavori e si analizzano i ritrovamenti per poi passare alla conservazione.
In questi ultimi anni abbiamo assistito all’abbattimento di cascinali antichi con più di 500 anni senza battere ciglio. I nostri posteri quando andranno a scavare per qualche motivo e si imbatteranno nei muri perimetrali di questi fabbricati, spenderanno un sacco di soldi per riportare alla luce ciò che noi avevamo e che abbiamo gettato.

Ruderi della cascina Caffadio le cui origini risalgono intorno all’anno 1000.

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Cascine già esistenti nel 1600 ben conservate e attualmente in attività ve ne sono ancora per fortuna.
Eccone alcune:

Cascina del Rubattino

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Cascina Tinivella

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Nando

Ecomuseo

lunedì 2 luglio 2007

Giorni fa ho visitato l’Ecomuseo del Freidano, non era la prima volta ma speravo che si fosse arricchito sapendo che il Museo ha a sua disposizione una grande quantità di reperti antichi (così ormai si possono definire), invece sono rimasto deluso perchè, secondo me, è molto povero di oggetti, sbrigativo e superficiale nella descrizione delle lavorazioni. Avendo tanto spazio a disposizione perchè non scendere nei particolari e rappresentare come si lavorava nelle “boite” di penne stilografiche 60-70 anni fa? Potrebbero venire alla luce particolari curiosi A volte si faceva uso di attrezzature povere ma funzionali, per esempio dopo il taglio dei tubi di celluloide in pezzi per costruire cappucci e serbatoi per passare allo stampaggio di imbutitura, operazione alla quale erano addetti i bambini di 11 / 12 anni, ricordo che su un fornellino elettrico si metteva a scaldare una pentolina d’acqua con qualche goccia di olio, una lattina vuota di quelle usate per la carne in scatola con tre fori sul fondo rovesciata dentro alla pentola serviva da sostegno ai pezzi di celluloide per i quali la parte che rimaneva a bagno nell’acqua calda si ammorbidiva e uno alla volta venivano inseriti in uno stampo e con un colpo di martello assumevano la classica sagoma a siluro. Il taglio e l’incollaggio delle pastiglie con l’acetone versato in un coperchio di una scatola per lucido da scarpe, bagnando per qualche istante nell’ acetone la parte del cappuccio che si voleva incollare, questa si scioglieva e mettendola a contatto con la pastiglia, anche lei di celluloide, diventava un corpo unico potendo così “tornirla”. Anche il montaggio degli anellini richiedeva praticità e sveltezza, questo lavoro era quasi esclusivamente femminile e domiciliare. Per non parlare di tutte le operazioni di montaggio che a partire dall’incollaggio delle “gommette” con la resina indiana, al fissaggio dei fermagli, al montaggio dei serbatoi con l’inserimento della molletta e del pulsante e finire col montaggio del pennino e la condotta. Insomma, secondo me, mettere in luce i vari metodi, le piccole invenzioni che la carenza di attrezzatura costringeva ad ingegnarsi e costruirsela e anche la complicità-solidarietà tra “piumisti” che li portava a usare utensili in comunione o scambiarsi del lavoro quando ce n’era troppo e non si poteva evadere con le esigue forze della piccola azienda. Questo vale per le penne ma anche per tutti gli altri mestieri che in Settimo si esercitavano perchè è vero che le penne, i bottoni, i mattoni e i lavandai furono per un certo tempo un fenomeno di massa però il paese viveva anche d’altro, l’artigianato era vario: maniscalchi, fabbri, muratori, panettieri, sarti, falegnami, ciclisti, officine meccaniche, tornitori in lastra, ciabattini, sellai, costruttori di carri, segherie, officine di minuterie meccaniche, senza dimenticare la vocazione contadina di Settimo, ricordo che quando ancora frequentavo le elementari in piazza della Libertà di fronte al municipio attuale vi era una cascina, altre erano disseminate per tutto il centro del paese. Penso che ricordare nel museo un po’ tutti o almeno coloro di cui disponiamo testimonianze visive di attrezzi usati dai vari artigiani sia un dovere storico.
Bella l’ambientazione esterna.

Nando

Freidano

Freidano

Curiosità

domenica 10 giugno 2007

Sfogliando vecchie fotografie mi è venuta in mano la foto ricordo di scuola dell’anno 1944 e sono rimasto colpito da quanto fosse numerosa la classe, ho provato a contare gli alunni presenti che sono 43, aggiungendone qualcuno assente nel giorno della foto, il mio primo pensiero è stato per l’insegnante, la maestra Natalina Converso, che oltre ad essere una grande insegnante deve essere stata anche una santa donna per riuscire a tenere sotto controllo quasi una cinquantina di ragazzi senza impazzire.

Nando

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Com’era Settimo

lunedì 4 giugno 2007

Venerdì 1 giugno alle 15:30, presso l’Università delle tre età, è stato presentato il libro “TERRITORIO E COMUNITA’ DI SETTIMO TORINESE”, di Giuseppe Caramellino, settimese, conoscitore e studioso delle evoluzioni storiche ambientali della nostra città.
Il libro è nato dall’idea di scrivere le cose viste durante le uscite nell’ambito di lezioni svoltesi all’UNITRE il cui docente era appunto Giuseppe Caramellino.
Le ricerche svolte da Caramellino hanno portato a conoscere com’era il territorio di Settimo sin dal 1400, le cascine, le bialere, i capitelli, le colture agricole, ecc…
Un lavoro ben fatto, se a qualcuno interessa l’argomento, penso che il libro possa essere acquistato presso l’UNITRE, in via Buonarroti 8/c.

Gianky

Settimo antica

giovedì 31 maggio 2007

Qualcosa è rimasto di Settimo antica, certo non possiamo vantare opere d’arte famose o competere con siti archeologici ma per me, settimese di nascita, provo uguali emozioni di fronte ad una cascina già esistente 400 anni fa come la cascina della Consolata, con i suoi muri a cassettoni con tanti sassi e malta e pochi mattoni perchè costavano, mentre i sassi si raccoglievano sulle rive del Po.

Nando

cascina Consolata

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E cosa dire di fronte a un rigagnolo attualmente con un filo d’acqua di nome “Rio Furioso”?
Già quando ero bambino io, l’acqua abbondava in tutti i fossati ma dal nome di questo rio c’è da pensare che avesse una portata d’acqua enorme. Anche se adesso non è più impetuoso come un tempo per noi rimane come reperto archeologico della storia contadina di Settimo.

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La decisione di venire a settimo

lunedì 2 aprile 2007

Abitavo in una casa confortevole ma estremamente piccola, vicino ai miei genitori,amici e conoscenti. Le malattie delle bambine che ci costrinsero per lungo tempo a rimanere chiusi in casa nel periodo estivo ci convinsero della necessità di un appartamento più grande. Tuttavia con quattro persone a carico più la macchina un affitto alto sarebbe stato di peso per le mie finanze perciò accolsi, come il cacio sui maccaroni, il bando Fiat per l’assegnazione di case in affitto ai dipendenti.Le case erano costruite a Torino in via Boston e a Settimo. Naturalmente feci domanda per quelle in via Boston però dato che lavoravo alle Ferriere fui assegnatario per quelle di Settimo. Questa scelta ci mise in difficoltà in quanto non desideravamo Settimo, allora, fatto un sopralluogo abbiamo trovato un alloggio grande, accogliente, con una bella vista e un senso di pace tutt’attorno per un affitto basso con aumenti equi per l’avvenire. Accettammo l’assegnazione, mentre molti rinunciarono e altrettanti se ne andarono dopo pochi mesi. Pensavamo che avremmo avuto delle difficoltà ma affrontammo il trasferimento con spirito costruttivo (non abbiamo mai voluto considerare Settimo come un dormitorio ), lì era il punto zero dal quale partire per la nostra esistenza.

A settembre 1964 fui tra i primi 5 a giungere al Villaggio FIAT

Agostino

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Come ho conosciuto Settimo

lunedì 19 marzo 2007

Come ho conosciuto Settimo
Fu negli anni 60 ,sposato da pochi anni abitavo in Borgo San Paolo a Torino. Al mare avevo conosciuto dei Settimesi che ci avevano invitato a passare una giornata insieme a Settimo. Cosicchè una domenica settembrina con la mia prima macchina,la cinquecento(serie con l’apertura
porte già ribaltata rispetto al senso di marcia) portai la famiglia, moglie. figlia e una seconda in arrivo a far loro visita. Questi signori, che si occupavano di falegnameria, abitavano in una traversa di via Leinì.Ebbi qualche difficoltà a giungere all’indirizzo indicatomi. Nell’attraversamento Settimo ci apparve come un paesone della piana piemontese senza nulla di particolare da vedere.
Passammo una piacevole giornata insieme e apprezzammo la genuina ospitalità settimese ma ascoltammo con orecchio un po’ distratto i loro discorsi su Settimo.
A sera riprendemmo la strada di casa ,ma un po’ per la mia inesperienza di guida e tanto per il traffico caotico e la situazione delle strade che incontrammo l’attraversamento di Settimo divenne un incubo e la nostra opinione di Settimo peggiorò ancora.
Impiegammo circa due ore e a un certo punto appena usciti da Settimo ci fermammo per verificare dove eravamo finiti. Ero nei pressi della strada provinciale di allora invece di essere sulla statale,
però attorno si vedeva una piana con numerosi scavi, vista l’imponenza del lavoro, incuriositi
riscontrammo che era la FIAT che costruiva case di abitazione per i dipendenti.Al che mia moglie,
visto le premesse, disse che per nessuna ragione saremmo mai e poi mai venuti ad abitare lì.
Entro meno di due anni eravamo cittadini settimesi.
Da questa storiella ,che ricordo ancora così bene dopo 45 anni, imparai che non si possono fare
affermazioni cosi nette sul domani quando le cose della vita cambiano così in fretta che quello che è valido oggi non lo è più domani

Agostino