Scarpinata nei sentieri di Superga come si faceva una volta

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SCARPINATA AL COLLE DI SUPERGA
Proprio il giorno del cambio dall’ora solare a quella legale; bella idea; con un’ora di sonno in meno e sveglia anticipata!
Ritrovo a San Mauro, ore 8,45 e partenza per la scarpinata da Sant.Anna.
Il ritorno è previsto per il pranzo.
Siamo fortunati: il cielo è quasi sereno ed il sole, sia pur pallido, comincia a riscaldare un pò.
Zainetti leggeri e racchette al seguito e via, direzione Superga.
Si parte dai 211 metri s.l.m. di San Mauro, l’antica Pulchra Rada, per raggiungere i 670 metri del colle di Superga; tempo previsto un’ora e mezza circa.
Percorriamo un tratto asfaltato, la via delle pietre, per deviare, poco dopo, in direzione del sentiero 62, detto il “sente’ dij aso” e qui inizia la vera scarpinata, in mezzo al bosco.
I lati del sentiero sono incorniciati, a destra e sinistra, da tantissimi fiori variopinti, dalle splendide violette dai mille colori, alle margherite, ai denti di cane, alle polmonarie; la stradina è ancora cosparsa di foglie ingiallite che ricordano l’inverno appena trascorso.
Gli alberi, ancora nella fase iniziale di crescita del fogliame, sembrano leggeri leggeri e trasmettono la netta sensazione del loro imminente magico sviluppo e della potenza viva della natura.
La camminata procede spedita, anche perchè gli esperti presenti nel gruppo, che sono più d’uno, decidono di volta in volta, al presentarsi di biforcazioni, la direzione da prendere.
Arriviamo in vista della basilica di Superga che, a causa del sole che ci si presenta frontale, riusciamo e vedere unicamente quale sagoma nera che staglia nel cielo luminoso.
Attraversiamo il sottopasso della “dentera”, proprio mentre il trenino sta per partire.
Arrivati sul piazzale della basilica ci riposiamo un pochino, mangiamo qualche biscotto e ci dissetiamo; alcune foto ricordo ai piedi della basilica.

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Il piazzale è colmo davvero di visitatori vocianti. Molti i pullman, le auto ed anche le mountain bike.
Dobbiamo però preseguire subito per il ritorno, memori del famoso detto: “Quand che Superga a l’ha ‘l capel, o ch’a fà brut o ch’a fà bel; quand ch’a l’ha nen d’autut, o ch’a fà bel o ch’a fà brut”.
Un segno di croce davanti alla basilica, un saluto ed un pensiero deferente, poi, davanti alla lapide che ricorda la scomparsa del Grande Torino.

Ritorno.
Natutralmente imbocchiamo un sentiero diverso dall’andata; prendiamo la via che porta alla strada della rocca e dei sabbioni.
La nostra attenzione è ora rivolta alle molteplici varietà di erbe sevatiche commestibili, di cui la collina è piena.

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Il “luvertin” o germoglio del luppolo, lo troviamo che s’arrampica lungo i tronchi di alberi e arbusti e ne raccogliamo una certa quantità.
Naturalmente c’è subito chi enuncia ricette prelibate; eccone una:
Tajarin al luvertin:
– lavare e tagliare il luvertin
– far soffriggere in padella con poco olio d’oliva, uno spicchio d’aglio e un pò di peperoncino
– a parte fare solo scottare il luvertin in acqua
– cucinare i tajarin in acqua salata
– mettere i tajarin direttamente in padella e aggiungere il luvertin precedentemente scottato e una noce di burro, facendo saltare il tutto
– servire con abbondante parmigiano reggiano o grana padano
– vino rosso fermo e, buon appetito!

Il luvertin risulta squisito anche se preparato come per gli asparagi.

Per non essere da meno un altro compagno del gruppo ci ricorda la ricetta della frittata al luvertin:
-Ingredienti:
-cinque uova, luvertin a piacere, burro o olio e sale
-lavare il luvertin, asciugarlo bene e tagliarlo a pezzettini
-sbattere le cinque uova con il sale
-mettere nella padella una noce di burro o un pò di olio d’oliva
-mettere il luvertin in padella per pochi minuti, mescolando (volendo si può aggiungere cipolla tagliata fine)
-versare il composto di uova nella padella, cuocere, rivoltando la frittata.

Dopo un pò troviamo anche la piantina del silene detto anche cavolo della comare o erba del cucco.
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Si tratta di un’erba spontanea prelibatissima, che ha le stesse proprietà degli spinaci, ma dal sapore molto più delicato.
C’è chi ci informa che il silene cotto in acqua e condito semplicemente con un filo di buon olio d’oliva, può servire da contorno ad uova o altre pietanze.
Può essere passato in teglia, come per gli spinaci.
Sempre a proposito di silene c’è chi ci enuncia la ricetta del risotto, eccola:
-lavare il silene e cuocerlo per pochissimi minuti
-cuocere il riso nell’acqua di cottura del silene aggiungendo, a cottura avanzata, il silene stesso ed alla fine, molto parmigiano reggiano o grana padano.

Non sfugge alla attenzione dei buongustai la presenza del tarassaco o cicoria matta, anche detto dente di leone.
C’è chi ci ricorda che le foglie giovani e fresche si possono mangiare crude assieme all’insalata.
Il tarassaco è ottimo anche cotto alla maniera degli spinaci.
Inoltre i boccioli dei fiori, sotto aceto, sono buoni come i capperi: provare per credere!

C’è infine chi ci fa notare la presenza del tassobarbasso, raccomandato, come infuso, per la cura di varici, calcoli renali e infiammazioni in genere.
E, al tassobarbasso, allunghiamo il passo!

Le sorprese, però, non sono finite.Infatti, poco dopo una curva del sentiero, ci si presenta, ancora parzialmente nascostra fra gli alberi, la bella torre di Moncanino, edificio in stile neogotico, interamente in mattoni, costruito verso la metà del 1800: è alta 52 metri, sormontata da un angelo metallico che indica la direzione del vento.
Poche curve ancora e la torre troneggia libera da ogni ostacolo, per il piacere dei nostri occhi.

E come se le meraviglie non dovessero mai finire, poco più avanti, chiusi in appositi recinti, ci aspettano tre begli esemplari di struzzo, due cammelli ed anche una zebra; e forse non abbiamo visto tutto!

L’ultima immagine, ormai in prossimità del centro abitato di San Mauro, è un meraviglioso prato scosceso, con erba verdissima, cespugli gialli ed un vecchio ponticello in legno che sovrasta un piccolo fosso.
Scorcio

Arriviamo a San Mauro ed ognuno raggiunge la propria vettura.
E’ stata un’altra bella gita. Alla prossima.
Gianantonio

1 Commento a “Scarpinata nei sentieri di Superga come si faceva una volta”

  1. giada scrive:

    Ma quante cose interessanti si possono trovare in semplici sentieri e in mezzo ai boschi…

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