Settimo, 7° e/è Casa mia

 A volte si dice “qui sto bene come a casa mia”, trovandosi in casa di amici e parenti, o in alberghi e pensioni, o, peggio, in ospedali, cliniche e cronicari, o, peggio ancora, in pensionati/ospizi.
Io provo a dirlo di Setti

mo. “A Settimo sto bene, è come se fosse (anzi lo è) casa mia”.
Non ci sono nato a Settimo, ci sono arrivato nel lontano 1965 da Torino e, in verità, per qualche tempo non mi ci sono sentito a casa mia.
Ma oggi si! Da molto tempo, si!

Così, visto l’abbinamento tra la città e casa mia, riprendendo e copiando l’idea di Giuseppe Culicchia, che ha presentato Torino come fosse e si trovasse in casa sua con il libro “Torino è casa mia”, vorrei anch’io scrivere qualcosa di simile, parlando naturalmente di Settimo.

La storia di Settimo non è lunga, importante e varia come quella di Torino, ma lo è abbastanza da annoiare chi deve leggerla per l’ennesima volta, (tanti sono i testi esistenti che la raccontano) e faticosa per chi dovesse riscriverla. Questo vale specialmente per me che non sono uno storico, anzi, che non sono neanche uno scrittore.
Ragione per cui gli unici accenni pseudo-storici del mio scrivere, saranno limitati agli ultimi 40/45 anni, gli anni appunto che ho passato a Settimo.

Ritornando all’abbinamento Città/casa mia, come ha già fatto Culicchia, anch’io cercherò di raccontare Settimo nei suoi vari aspetti, collegandoli di volta in volta con gli ambienti di casa mia.
                  1) L’ingresso

L’ingresso di casa Settimo non è la stazione, come verrebbe spontaneo pensare, perché con un ingresso così ci si dovrebbe vergognare un po’.
Perché la stazione è brutta! E’ vero che i treni che ci si fermano (pochi) non sono belli neanche loro, ma un po’ più di decoro non farebbe male.

Il personale, a volte,  non è estremamente gentile e pronto nel dare informazioni, ma forse è anche dovuto all’ambiente in cui deve lavorare.
Se proprio dovessi collocare la stazione in un ambiente di casa, al massimo la potrei immaginare come l’androne di una casa un po’ fatiscente, con un portinaio un po’ scorbutico.

Ma questo non è il caso di casa mia.
Piuttosto, come androne ci vedrei bene l’entrata e l’uscita dall’autostrada To-Mi, con i suoi faraonici viadotti, nuovi di zecca, figli di quella linea ferroviaria ad “Alta Velocità” o “Alta capacità”, (non ho ancora capito quale dei due termini sia quello esatto), tanto discussa e tanto voluta, alla quale Settimo ha dato un importante contributo in termini di territorio e disagi.
In questo androne manca però il portinaio, è spostato più avanti, in un altro condominio, Chivasso, a sorvegliare e a far pagare l’accesso autostradale.
L’ingresso vero e proprio di Settimo-Casa mia è quel tratto di via Torino che va dalla Pirelli alla rotonda di corso Piemonte e poi sino all’altra di via Regio Parco/corso Agnelli. Via Torino, vecchia statale n° 11, soppiantata dalla nuova, prolungamento della tangenziale, che porta sino alle porte di Chivasso tagliando fuori tutta la città.

Questo tratto di via è fiancheggiato da file di alberi, di tigli, che allietano lo sguardo e riconciliano anche col traffico, sempre abbastanza intenso.

        via-torino.bmp

E’ un vero piacere percorrere questa strada quando il le fronde hanno raggiunto il massimo del rigoglio, ma è altrettanto un piacere farlo in questa stagione, la primavera, quando le foglie, appena spuntate, sono di un verde tenero e smeraldino. E’ un piacere, seppur breve, farlo in auto, è un piacere, seppur più faticoso, farlo a piedi, ma è un piacere completo farlo in bicicletta, fuori dal pericolo del traffico percorrendo la pista ciclabile che la costeggia.

Come in una entrata normale ci possono essere delle piastrelle difettose, anche qui c’è una piccola imperfezione. I due distributori che interrompono il bel filare di alberi.
Ma proprio come nell’entrata a casa mia c’è, ad illuminarla, una grande plafoniera rotonda e panciuta, anche qui ad illuminare ed abbellire ulteriormente l’entrata di Settimo c’è una plafoniera, pardon, c’è una rotonda, anzi, due.

        rotonda.bmp

La prima, quella di corso Piemonte, iniziata a fine giugno del 2006, terminata ad aprile 2008 (ma già aperta al traffico a metà del 2007), si presenta ora in condizioni ottime, così come si addice ad un arredo per un ingresso che si rispetti.
Proprio in questi giorni i giardinieri hanno provveduto a impiantare, in cerchio al centro della rotonda, alberelli e fiori e creando entro il cerchio da essi creato un panettoncino di ghiaia che dà risalto al tutto. Bello! Come e di più della plafoniera di casa mia.

La seconda invece è finita, o quasi, per la parte stradale, è da rifinire invece per la parte verde. Hanno fatto relativamente in fretta ad arrivare a questo punto, speriamo che altrettanto in fretta completino il tutto e in modo soddisfacente.

Una rotonda, cinque rotonde, una infinità di rotonde, Settimo pullula ormai di rotonde. Se tutte fossero plafoniere la nostra città sarebbe sempre illuminata a giorno.
Non sono assolutamente contrario alle rotonde, anzi, giudico la grande parte di esse un male più che necessario.

Ad esempio, quella già citata, la prima, proprio sotto casa mia, (quella vera) ha snellito il traffico, eliminando il semaforo sono spariti gli strombazzamenti di quegli imbecilli che non sopportano che il veicolo che li precede ritardi di un decimo di secondo a riavviarsi allo scattare del verde. Sono pure spariti gli stridii dei freni e le sorde accelerate degli autocarri.

Positiva dunque, ma ho perso il conto delle rotonde nate negli ultimi due anni. Spero almeno che a tutte venga riservato un trattamento simile alla “mia”.

1 Commento a “Settimo, 7° e/è Casa mia”

  1. Manuela scrive:

    Bravo Sergio/Culicchia,

    continualo!

    Ci sentiamo presto per la pagina Unitre su La Nuova Periferia

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