Giorno della memoria

Per il Giorno della Memoria desidero ricordare lo zio Alberto per le prevaricazioni, le violenze patite, gli orrori visti e subiti per amore della libertà.
Arrestato dai fascisti nel 1944 per aver partecipato ai grandi scioperi di quel periodo a Savona fu inviato a Genova Marassi e dopo alcuni giorni a San Vittore a Milano dove lo destinarono al campo di concentramento di sterminio di Mauthausen in Austria nei pressi di Linz.
Ricordo le disperate corse di mia zia a Genova e Milano, la profonda angoscia di quando non si riuscì a sapere più nulla, la viva preoccupazione di mandare avanti la famiglia (due bimbi, uno in fasce) senza il padre. In un campo ove la sopravvivenza era di circa 3-5 mesi, all’arrivo delle forze Alleate (maggio ’45) lo zio era riuscito a sopravvivere a circa un anno d’inferno. All’estremo delle forze con poche speranze ma con caparbia volontà si era piano, piano ripreso cosicchè fu uno dei pochissimi che riusci a ritornare a casa. Mi disse che la sua sopravvivenza era stata dovuta al fatto che come operaio altamente specializzato era stato destinato a lavorare in una fabbrica di approntamenti bellici vicino a Linz. Sebbene vi fosse uno sfruttamento totale dei deportati, con pesanti orari di lavoro e poco vitto si aveva qualche possibilità in più di vivere. D’altronde vi erano altri pericoli poichè gli Alleati bombardavano incessantemente le fabbriche austriache. Così un giorno la fabbrica venne duramente colpita, lo zio terrorizzato cercò di riparasi, ma la SS che lo sorvegliava gli sparò due colpi andati a segno. Qui però ebbe una fortuna sfacciata nel senso che la contemporanea esplosione di una bomba aerea eliminò la SS, e delle ferite alla gamba sinistra, una era superficiale mentre l’altra aveva trapassato la coscia senza ledere alcun organo vitale. Non so come fece a resistere e mantenere il posto di lavoro ma ci riuscì.

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Ho visitato Mauthausen in una triste giornata di pioggia ma ciò che più mi colpì non furono le camere a gas, nè i forni crematori o la scalinata della morte ma bensì la sinistra entrata con le due torri e la piazzetta dell’adunata tipo “lasciate ogni speranza o voi che entrate”.

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