“La nascita di Venere” di Sandro Boticelli

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Di questa vera e propria icona del Rinascimento non conosciamo né la data, né l’occasione, né la committenza precisa per cui fu eseguita. L’ opera è stata datata variamente, ma pare pertinente collocarne l’esecuzione dopo il soggiorno romano. Le fonti letterarie di cui Botticelli o, più propriamente, i suoi committenti si sono serviti sono stati riconosciuti in Ovidio e, ancora, nel Poliziano, cui andrà aggiunto anche il mito che nella Firenze quattrocentesca circondava un dipinto di analogo soggetto eseguito dal pittore greco Apelle.. Al centro della tela, Venere in piedi su una valva di conchiglia e atteggiata a Venus pudica approda sulla spiaggia: a destra una delle Ore accorre a coprirla, porgendole un manto decorato con motivi floreali. A sinistra, Zefiro e Aura soffiano per spingere Venere all’approdo. L’iconografia è stata collegata alla presenza di Venere-Humanitas, tanto importante nella coeva filosofia neoplatonica. Se esaminiamo più attentamente la tela ci accorgiamo che il disegno ha una elevata armonicità, risulta essere delicato ed elegante, particolare che si nota anche solo seguendo le singole linee del disegno. In particolare le onde del mare appena increspate, nel gonfiare delle vesti e nel dolce fluire dei capelli della dea e ancora nello stesso profilo della spiaggia di Cipro. I colori sono di tonalità chiari e puri, le forme ben definite, di elevata raffinatezza che trovano il loro culmine nel nudo splendido, statuario e puro della dea.  La Venere tratteggiata così, dalle linee armoniose e dal nudo splendidamente candido e statuario, rappresenta l’esaltazione dell’artista verso la bellezza classicamente intesa e al contempo la purezza dell’anima. Le figure di Zefiro e Clori, unitamente alla vestizione da parte della ninfa, esprimono i due lati ideali di un triangolo al vertice del quale si pone Venere, che è l’elemento mediano dell’intera scena e ci indica quindi un senso di equilibrio, nell’esperienza amorosa, tra passione fisica e purezza spirituale, tra esaltazione dei sensi ed elevazione dell’essenza. Infine la simbologia per l’artista assume un ruolo fondamentale, fondendo i nuovi ideali cristiani con la grandiosità del mito classico. Non a caso il manto offerto dall’Ora a Venere è rosa e decorato con fiori, simbolo del battesimo di Cristo, mentre il fiordaliso nella storia dell’arte è la rappresentazioni della vergine regina dei cieli. I rami di mirto sono da ricondurre alla concezione di Sacra Venere di cui, questo, ne è l’immagine emblematica.

Gianfranco D’Angelo

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