Il progetto di don Joao – Utopia, sogno o possibile realtà?

Don Joao Ndabi Capita, viceparroco della parrocchia di San Giuseppe al Villaggio Fiat, è un sacerdote angolano, nato a Zenze, un paesino della provincia di Cabinda.
Cabinda è una enclave angolana stretta tra il Congo e lo Zaire ed è separata dall’Angola appunto da quest’ultimo.
La Cabinda è una ricca terra di gente povera, come purtroppo accade per tanti, troppi, paesi africani.
Racconta padre Joao, che nel suo paese, scavando, è più facile vedere sgorgare il petrolio piuttosto che l’acqua. Non solo, il sottosuolo è ricco anche di pietre preziose e di metalli pregiati.
Questa ricchezza è però sfruttata solo da compagnie straniere ( e non è una novità ) con pochissimi o nulli benefici per la popolazione ( e anche questa non è una novità ).
Gli unici che ne beneficiano sono coloro che detengono, o vorrebbero detenere, il potere.
Lo fanno con la forza, l’inganno e mantenendo la gente nell’ignoranza.
Chi non sa, non pensa, non chiede, non pone e non si pone problemi.

E’ soprattutto su questo punto che il progetto di don Joao si sviluppa.
Lui, che già fu minacciato di morte e perseguitato nel suo paese perchè aveva aperto una scuola, libera, per i suoi connazionali, pensò che non riuscendo a istruire la gente in Cabinda, l’unica strada era di farlo portando la gente fuori.
E allora perchè non in Italia?

Ed eccolo il suo progetto!
Un certo numero di giovani, laici, maschi e femmine sono andati a Roma e li studiano, a livello universitario, mantenuti da fondi che don Joao ( e altri penso ) riescono ad ottenere con diverse iniziative.
Il pensiero, il sogno di don Joao è che questi ragazzi, resi forti dalla conoscienza, dal sapere di “essere”, dalla volontà di fare, tornino in Angola e comincino, dal basso, a riversare questa forza ai loro connazionali, istruendoli e, penso, cercando di arrivare a manovrare qualche leva del potere per incanalarlo verso il senso giusto.

Tutto questo, quietamente, senza clamori e senza rivoluzioni immediate, che solo portano a lutti e a disastri.
Solo quando, pensa don Joao, la gente avrà preso coscienza di se stessa e sarà in grado di capire e di pensare correttamente, le cose potranno cambiare.
Non è un progetto a breve, è certamente un progetto a lunga scadenza. Molte saranno le insidie, le incognite e gli ostacoli che si presenteranno.

Per questo viene spontanea la domanda del sottotitolo:
                                 è Utopia, è un sogno o è una cosa realizzabile?
Don Joao pensa che sia realizzabile, ci crede, ci crede fortemente. Bisogna credere nelle cose giuste e bisogna sostenerle.
Anch’io mi unisco a lui in questa certezza e spero che lo stesso facciano tutti coloro che lo conoscono.
Lui e questi ragazzi, questa magnifica gioventù angolana, lo meritano.

La parrocchia di San Giuseppe ha in essere una iniziativa per sostenere questi ragazzi, chi volesse avere chiarimenti in merito o aderire ad essa, può contattare il parroco, don Teresio o direttamente don Joao.

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